Ilaria Alpi morta a Mogadiscio
Ilaria Alpi morta a Mogadiscio

Roma – Nuovo colpo di scena per la morte di Ilaria Alpi, la giornalista Rai uccisa in Somalia insieme all’operatore tv Miran Hrovatin. Nel corso della trasmissione tv Chi l’ha visto sono stati mostrati documenti che dimostrano che l’uomo in carcere per l’assassinio della giornalista è innocente.
A chiarirlo, in particolare, l’intervista fatta a Londra al principale testimone della vicenda: un cittadino somalo che aveva indicato in un altro cittadino somalo, presente in Italia per deporre contro presunte violenze ed abusi dei militari italiani in Somalia durante la loro permanenza in missione, quale esecutore materiale dell’omicidio.
L’uomo, raggiunto dalla troupe di Chi l’ha visto a Londra (nonostante sia “irreperibile” per la Giustizia italiana) ha dichiarato che la sua testimonianza è falsa e ha ricordato di non aver mai testimoniato durante il processo.
L’uomo ha dichiarato di essere stato avvicinato da alcune persone che gli avrebbero offerto denaro e la possibilità di lasciare la Somalia se avesse dichiarato di aver visto sparare.
In realtà la persona non era presente sul luogo dell’esecuzione di Ilaria Alpi ed è arrivato solo a cose fatte.
A smentirlo, già all’epoca del processo, le dichiarazioni rese secondo cui Ilaria Alpi sedeva sul sedile anteriore della jeep mentre l’operatore era sul sedile posteriore. Circostanze smentite dalle immagini riprese subito dopo l’attentato dai giornalisti e che potevano essere facilmente visionabili anche durante il processo.
Il testimone ha di fatto scagionato il giovane che si trova in carcere da 13 anni e ha dichiarato di aver agito per paura di dover restare in Somalia durante gli scontri sanguinosi tra opposte fazioni.
Nel corso della trasmissione Rai, la conduttrice ha più volte chiesto ai militari presenti in zona, come mai non siano intervenuti nonostante la notizia di una sparatoria che aveva coinvolto dei cittadini italiani.
Ilaria Alpi non morì immediatamente, nonostante le ferite alla testa, ma avrebbe potuto ricevere le cure mediche del personale militare presente in zona.