Roma – Ad un anno dai suicidi di Gabriele Cagliari e Raul Gardini, Vittorio Sgarbi avrebbe definito “assassini” tre ex pm del pool ‘Mani pulite’ di Milano, Piercamillo Davigo, Gherardo Colombo e Francesco Greco, secondo quanto riportato nel luglio 1994 dai quotidiani ‘Avvenire’ e ‘Il Giornale’ che ripresero le sue dichiarazioni e le pubblicarono. Per questo oggi la Corte di Cassazione ha confermato la condanna nei confronti del critico d’arte e noto personaggio televisivo, a risarcire con 60.000 euro i tre giudici.
Nello specifico, secondo le testate suddette, Sgarbi avrebbe definito i pm come degli “assassini” che “avevano fatto morire delle persone” e per questo dovevano “essere processati e condannati” in quanto costituivano “una associazione a delinquere con libertà di uccidere”.
Secondo la Terza Sezione Civile della Suprema Corte infatti “il diritto di critica è limitato dal rispetto della dignità altrui, e la dignità altrui è violata quando la critica trascende il limite della continenza verbale”. La Cassazione, inoltre, sottolinea che la condanna di Sgarbi a risarcire i pm con 60.000 Euro non può considerarsi “esorbitante” se si considera il “lavoro svolto” dai tre magistrati offesi, la “gravità degli addebiti loro mossi” e “l’impatto sociale di affermazioni così drastiche”.