Bergamo – Inizia questa mattina, al Tribunale di Bergamo, il processo per l’omicidio di Yara Gambirasio, la ragazzina di 13 anni scomparsa da casa e ritrovata morta, tre mesi dopo, in un campo di Chignolo.
Sul banco degli imputati siede Massimo Bossetti, unico indagato per la morte della ragazzina. L’uomo si trova in carcere dal 16 giugno dello scorso anno e continua a proclamarsi innocente, creduto dai familiari più stretti.
Bossetti è accusato di aver rapito la piccola Yara e di aver tentato di violentarla e poi, di aver ceduto alla paura e di aver pugnalato ripetutamente la giovane vittima, lasciandola agonizzante nel prato dove è morta per dissanguamento e per il freddo.
Prova “regina” del processo il Dna di Bossetti ritrovato su alcuni indumenti di Yara e che hanno fatto risalire all’imputato dopo una rocambolesca caccia all’uomo che ha coinvolto migliaia di persone in altrettanti test del dna.
Alla fine, a portare gli inquirenti sulla pista giusta il riscontro di parte del dna di una persona deceduta e che però aveva figli che non combaciavano con il campione recuperato.
Una relazione clandestina con un’altra donna, sempre negata dalla madre di Bossetti, aveva fatto nascere ben due gemelli.
Scoperta l’anomalia, le indagini hanno puntato esclusivamente sull’operaio che lavorava nel cantiere dove più volte i cani molecolari avevano portato i soccorritori e dove è stato arrestato Bossetti.