Rio de Janeiro (Bra) – Lo spettro dei famigerati “squadroni della morte” torna ad aleggiare sul Brasile. L’ultimo rapporto di Amnesty International è un agghiacciante atto di accusa contro la Polizia di Rio: 90 pagine ‘scottanti’ che alzano il velo su 10 anni di morti violente. Tra il 2005 e il 2014, nello Stato di Rio de Janeiro, su un totale di 8.466 omicidi, 5.132 sarebbero stati commessi da poliziotti. Vere e proprie ‘esecuzioni extragiudiziali’ perpetrate, in gran parte, impunemente. Emblematico il caso della favela di Acari, dove tra il 2014 e il 2015, secondo la denuncia di Amnesty, la Polizia sarebbe stata responsabile di 9 omicidi su 1o. Persone giustiziate, spesso, dopo la resa o l’arresto. “Quasi il 16% degli omicidi commessi a Rio nel solo 2014 – si legge nella relazione dell’organizzazione umanitaria – sono stati commessi da agenti di polizia”.
Con questi metodi brutali il Brasile avrebbe ridotto il crimine, per offrire al mondo un’immagine rassicurante durante i Mondiali di Calcio del 2014 e in vista delle imminenti Olimpiadi che si terranno a Rio tra un anno. Una gigantesca “operazione di pulizia” tollerata e coperta dalle autorità. Nel 2011, su 220 indagini aperte, relative a presunte uccisioni commesse da reparti della Polizia, in un solo caso si è arrivati all’incriminazione dell’agente responsabile. La questione dei diritti umani in Brasile, insomma, è un problema più che mai aperto. Uno scandalo che rischia di essere offuscato dalla sbornia olimpica.
Fabio Tiraboschi