Tunisi – Dal 14 marzo le autorità tunisine lottano per affrontare una marea nera di petrolio che ha invaso le coste più belle delle isole Kerkennah, al largo di Sfax, a soli 120 chilometri da Lampedusa ma, in Italia, a pochi giorni dal Referendum sulle trivellazioni, nessuno è informato del disastro ambientale. A qualcuno viene il sospetto che il “mistero” sia tale solo perchè, il 17 aprile, in Italia si vota proprio per un referendum che potrebbe dire molto sull’argomento visto che la marea nera tunisina è stata provocata da una perdita ad uno dei pozzi di petrolio che sorgono in mezzo al mare Mediterraneo.
L’incidente, che ha ricoperto le coste tunisine di uno spesso strato di olio nero bituminoso, provocando danni incalcolabili, è avvenuto proprio su una piattaforma della Thyna Petroleum, un’azienda petrolifera tunisina che trivella in mezzo al mare.
Solo la fortuna ha voluto che la marea nera, sospinta dalla corrente, abbia viaggiato verso la Tunisia e non verso Lampedusa, altrimenti le coste dell’isola più a sud d’Europa, avrebbe pagato un conto altissimo.
Ad affrontare la marea nera che ha sommerso costa e spiagge è dunque la Tunisia ma in Italia sembra non essersene accorto nessuno.