Roma – Un terrorista dell’Isis ucciso per la prima volta in Italia, i nomi dei poliziotti che lo hanno ucciso resi pubblici senza troppe riflessioni sulle possibili conseguenze e, per la prima volta, l’Italia teme ritorsioni.
Ad ammetterlo è Maurizio Vallone, capo del servizio di controllo del territorio del Dipartimento della Pubblica Sicurezza che, in un’intervista pubblicata dal Corriere della Sera dice: “è la prima volta che un terrorista viene ucciso in Italia e sicuramente una divisa è diventata bersaglio privilegiato dobbiamo essere particolarmente attenti, prendere tutte le iniziative possibili di autotutela”.
Una dichiarazione che non mancherà di suscitare polemiche e discussione visto che, solo pochi giorni fa, i due poliziotti che hanno fermato il terrorista in fuga dopo la strage di Berlino, sono stati mostrati in televisione mentre alte cariche dello Stato ne pronunciavano nomi e cognomi.
Un riconoscimento per l’impresa fatta ma anche un’anomalia rispetto alle rigidissime norme di sicurezza tenute ad esempio nel caso degli agenti e dei militari che arrestano pericolosi latitanti o capi Mafia.
Se la sicurezza degli uomini delle forze dell’ordine è messa a rischio nel caso di operazioni contro la malavita organizzata dovrebbe esserlo ugualmente (e forse di più) nel caso di coinvolgimento di terroristi internazionali.
“Non e’ un caso se le circolari del prefetto Gabrielli riguardano anche le modalità di intervento per il personale fuori servizio – ha proseguito Vallone – Noi contiamo sulla professionalità di chi effettua i servizi in strada, i nostri uomini hanno il massimo livello di addestramento”.
L’alto funzionario dello Stato ha poi annunciato che, in servizio per affrontare l’emergenza terrorismo, ci sono oltre 1.800 uomini e 400 auto in più al giorno e ancora “pattuglie addestrate dai Nocs che si muovono su macchine blindate e con la dotazione di fucili ad alta precisione” che “sono sempre su strada e intervengono in caso d’emergenza”. Si tratta, spiega ancora Vallone, di 400 poliziotti e altrettanti carabinieri.