Genova – Inaugurerà venerdì alle ore 18.00 la mostra dedicata alla grande peste che colpì Genova nel 1656/57 nella splendida cornice del Museo dei Beni Culturali Cappuccini di Genova, visitabile fino al prossimo 2 luglio e che ha il patrocinio del Comune di Genova, della Città Metropolitana di Genova, di Regione Liguria, del Ministero per i Beni e le Attività Culturali e del Turismo e dell’Azienda Sanitaria 3 Genovese.
Una mostra curata da Daphne Ferrero e Luca Piccardo chenasce partendo dal libro dedicato proprio alla pestilenza scritto da padre Romano da Calice, un cappuccino, che racconta i tragici eventi della città attraverso alcune testimonianze di alcuni personaggi e lascando una documentazione unica.
Tante furono le descrizioni della città in quegli anni che si ritroveranno esposte proprio nel percorso pensato per raccontare la peste: padre Antero Maria Micone da San Bonaventura, un agostiniano scalzo, in un volume, raccontò la realtà dei diversi lazzareti sorti in città, ben 11, spiegando che, all’apice del contagio, i morti erano così tanti che non c’era abbastanza personale per curare gli ammalati e neanche per sepellire i morti.
Padre Maurizio Taxil da Tolone, un frate cappuccino, venne chiamato dalla Repubblica per disinfettare le abitazioni ammorbate con dei preparati chimici, detti profumi, per cui divenne celebre durante la pestilenza di Marsiglia; ancora Giò Bartolomeo Campaso, benemerito notaio della Repubblica, fu incaricato di raccogliere in un volume di 284 pagine tutti gli editti emanati dallo Stato durante il periodo della pestilenza.
Tutti questi documenti esposti arrivano dall’Archivio Storico Provinciale dei Frati Cappuccini di Genova e dalla Biblioteca Provinciale dei Frati Cappuccini di Genova e dall’Archivio di Stato di Genova così come dagli archivi degli antichi ospedali genovesi di Sant’Andrea e di Pammatone.
A completare il percorso della mostra non mancheranno alcuni oggetti dell’epoca come gli strumenti medici e diverse opere d’arte che hanno come oggetto proprio la peste.
Secondo le stime attendibili, la peste uccise il 70/75% della popolazione genovese nel giro di appena due anni. Le 100mila persone che abitavano la Repubblica vennero sterminate lasciando gli abitanti decimati in quella che fu la tragedia più sconvolgente della guerra.
Genova si ritrovò colpita dalla peste al culmine della sua grande potenza marittima, mercantile e finanziaria. La furia della morte nera, che non risparmiò neanche i nobili, giunse dal mare attraverso i traffici con Napoli e Roma. Le cronache dell’epoca raccontano che dal momento del contagio la morte sopraggiungeva in pochi giorni.
All’esposizione nel museo, in viale IV novembre 5, con ingresso da via Bartolomeo Bosco, dietro al palazzo di Giustizia, sono associate diverse conferenze che prenderanno in analisi diversi aspetti della peste: storici, medici, farmaceutici, religiosi, assistenziali ed artistici.
La mostra sarà visitabile dal martedì alla domenica con orario 15-18.30 ed il giovedì con orario 10-13/14-18.30. Un evento per conoscere la storia della Repubblica sorta all’ombra della Lanterna.