Genova – Ancora un ritardo nel crono-programma della demolizione del troncone ovest di ciò che resta del ponte Morandi. Il forte vento di questi giorni ha rallentato le operazioni di installazione e attivazione dei macchinari che devono sollevare e calare a terra l’enorme trave da 900 tonnellate che è posizionata tra due delle pile del ponte.

Non è stato possibile neppure “tagliare” la fetta del troncone di ponte Morandi e quindi non è stato possibile rispettare il crono-programma che prevedeva che l’enorme pezzo scendesse a terra nella giornata di domani.

Quasi certamente il ritardo sarà di una giornata che va a sommarsi a quelle che saranno necessarie per demolire le pile rimaste in piedi e che dovevano essere demolite con micro-cariche esplosive.

Come ormai noto, la presenza di amianto dimostrata dagli esami tecnici e confermata da Asl e Arpal ha fatto accantonare l’uso degli esplosivi per evitare che le fibre di pericoloso materiale potessero essere sollevate in aria per poi essere trascinate dal vento sino alle abitazioni dei cittadini.

Una situazione che l’Organizzazione Mondiale della Sanità riconosce come “pericolosa” anche in presenza di quantità modestissime di amianto. Anche una sola fibra può essere respirata e causare micro lesioni a carico dei polmoni che possono trasformarsi in tumori.

Una situazione che rischia di mettere in stallo l’intera operazione di demolizione poichè dopo il termine dei lavori sul troncone ovest sarà necessario passare a quello est che dovrebbe essere demolito con le cariche di esplosivo secondo il programma di lavoro.

In caso di ulteriori ritardi, con il ritrovamento di amianto anche nelle pile del troncone est, i tempi per la ricostruzione rischierebbero di slittare in modo molto più forte.
Le associazioni dei residenti, però, hanno chiesto ma massima attenzione e la massima trasparenza per la diffusione dei risultati delle analisi che potrebbero essere affidate anche a enti privati e proprio ad opera dei comitati stessi.