Genova – Si intitola Bad Vibes il nuovo singolo di Ganoona, in rotazione radiofonica dallo scorso 24 aprile.
Il brano, uscito su etichetta Noize Hill Records, inquadra un mondo di malinconie nascoste e lavori alienanti, in cui l’unica salvezza alla frustrazione diventa un abbraccio.
Un mix di sonorità per l’ultimo lavoro di Ganoona, capace di far convivere nella musica una grande varietà di strumenti uniti a un testo capace di restituire vere e proprie fotografie di emozioni.
Bad Vibes è un nuovo sviluppo nella musicalità di Ganoona, come lui stesso spiega: “Il pezzo racconta di un’istantanea di un momento in cui mi sentivo ingabbiato in una situazione da cui volevo scappare e avevo bisogno di scrivere questa sorta di catarsi purificatrice dalle brutte vibrazioni, Bad Vibes appunto”.
A proposito di sviluppo musicale, Bad Vibes rappresenta un passaggio nella continua ricerca di Ganoona, una sorta di percorso senza fine verso diverse sperimentazioni in cui all’orizzonte c’è un disco.
“Il disco arriverà molto presto. Sto chiudendo un po’ di pezzi in studio in questi giorni quindi arriverà sicuramente prima di quanto anche io stesso mi aspetto.
Sono sempre uno che pondera abbastanza vorrei essere sicuro, i ragazzi della Noise Hills Records, l’etichetta, mi tranquillizzano e continuano a dirmelo ‘va bene, butta fuori ‘sta roba’. Sicuramente a brevissimo un singolo ma forse in tempi estivi anche un EP”.
Nel sound di Ganoona c’è tanto delle sue origini messicane: “Il Messico ha avuto sempre un ruolo importante nella mia vita anche perché io sono cresciuto a Milano ma la stragrande maggioranza della mia famiglia vive lì. Quando ci andavo da piccolino, avevo questa esperienza di famiglia enorme. Era molto bello ma era anche tragicissimo il rientro a Milano. Il Messico mi ha lasciato ricchezza anche da un punto di vista musicale, derivata degli ascolti della mia famiglia; ma allo stesso tempo questa dualità mi ha portato a una continua sensazione di non allineamento, non appartenenza da una parte e dall’altra.
I figli meticci, solitamente durante l’adolescenza, scelgono da che parte stare. Conosco tantissimi italo-messicani che hanno rinnegato le loro origini, così come tanti altri hanno fatto la scelta opposta.
Io mi sono sempre sentito in mezzo. All’inizio, musicalmente, ho avuto anche difficoltà a far combaciare queste parti. Sono partito dal Rap e dalla Trap dimenticandomi quasi le mie origini per poi pubblicare un EP in spagnolo che portato in tour in Messico e li giocavo a fare solo il messicano. Però non mi sentivo mai me stesso al 100% quindi l’obiettivo della progressione nella produzione è il tentativo di cercare proprio una musica ponte che sia un flusso di dialogo tra le mie varie influenze come la Black Musi, il cantautorato e la musicalità Latina”.
Musica e testo si fondono con giochi e richiami e spesso è proprio la ricchezza della musicalità nelle rime a completare il ritmo degli strumenti.
Una composizione completa e variegata che ha in Fabrizio De Andrè un predecessore musicale.
“Apprezzo molto De Andrè – spiega Ganoona – è stato lui uno dei primi che mi ha fatto innamorare della parola, della musicalità della parola e della metrica .
Mi sono innamorato della metrica ,della ritmica e della parola ancora prima del rap
Da ragazzino mi dicevano che lo imitavo bene perché ho la voce molto bassa che lo può ricordare.
Sto ascoltando ‘Non al denaro non all’amore né al cielo’ e a livello di metrica e di sperimentazione questo disco è veramente avanti. Ci sono pezzi come ‘Un ottico’ e la conclusione del brano è una varietà di strumenti che spaventerebbe qualsiasi arrangiatore ma che poi nell’insieme a un senso. Nel mio piccolissimo è proprio quello che cerco di fare, proprio come il pezzo in più come Bad Vibes il flauto andino si unisce alla percussione Latina distorta e al Rhodes R0n’B’. Può sembrare azzardato ma cerchiamo di creare qualcosa di unico.
Poi una battuta sul futuro della musica, soprattutto live, che quest’anno subirà una battuta d’arresto per quanto riguarda i grandi eventi.
“È tosta e sono contento di non essere tra quelli che devono decidere come fare le cose.
Penso che ci sia poco da fare, ovviamente. Bisogna pensare alla sicurezza e avere pazienza. Questa potrebbe essere un’occasione di valorizzare l’intimità imposta dai posti a sedere creando forme di esibizione più emozionali. Quello che cercherò di fare e che farei anche se non fossi un artista emergente sarebbe proprio puntare sull’intimità. A volte, la musica ascoltata in intimità anche dal vivo rende molto di più di un palco gigante.
E’ ovvio, non vediamo l’ora di tornare su un palco e sotto un palco ma nel frattempo si sperimenterà con i visual qualcuno con altre formule”.