Genova – I giovani di Fridays for Future intervengono nella campagna elettorale dei candidati alle prossime elezioni regionali inviando una richiesta di “cambiamo il sistema, non il clima” e di adesione agli obiettivi delle campagne di protezione dell’Ambiente lanciate dal movimento Fridays for Future in tutto il mondo.
Secondo il movimento, infatti, la crisi climatica e ambientale è la diretta conseguenza di un sistema produttivo che sfrutta, secondo il criterio del massimo profitto, le risorse naturali. Le conseguenze della crisi climatica, già in atto, sfuggiranno al nostro controllo se non la affronteremo tempestivamente, elaborando e condividendo strategie di breve e lungo termine anche a livello locale.
Secondo quanto dichiarato dall’UNDP (Programma per lo Sviluppo delle Nazioni Unite) dal 50% all’80% delle azioni di mitigazione e adattamento necessarie per affrontare il cambiamento climatico dovranno essere implementate a livello regionale e locale.
“Chiediamo ai candidati alla Presidenza della Regione Liguria di proporre e attuare un programma che affronti la crisi sociale ed economica tenendo conto della crisi climatica – scrivono i giovani di Fridays for Future – La Regione deve guidare tutte le imprese del territorio nella transizione, con l’obiettivo di rispettare i target climatici degli Accordi di Parigi e gli SDGs 2030. Deve avviare una riconversione ecologica dell’intero sistema produttivo e sociale. Una drastica riduzione delle emissioni è necessaria ora e non sarà possibile ottenerla né condividerla senza un importante intervento pubblico”.
Nelle pagine che seguono proponiamo delle linee guida verso la riconversione, suddivise per settori, scritte con il contributo di attivisti, scienziati, tecnici ed economisti. Vogliamo costruire un sistema ambientale, economico e sociale che sia fondato sul benessere delle comunità e sulla tutela dei territori, della vita e della salute di tutti.
Obiettivi
• Diritto alla salute per tutt* La sanità pubblica deve essere ampiamente rifinanziata e riorganizzata per garantire il diritto di tutt* alla salute. Occorre potenziare fortemente la sanità pubblica territoriale, rinforzando o creando una rete di presidi sanitari locali, ambulatori e consultori e per promuovere stili di vita salutari. La digitalizzazione della sanità e la telemedicina sono aspetti su cui puntare per avere una sanità efficiente. Per valutare i risultati ottenuti è opportuno realizzare anagrafi epidemiologiche in tutta la Regione e per mantenere nel futuro i livelli di assistenza vanno aumentate le borse regionali per specializzazione in medicina.
• Una politica economica a misura di benessere, ambiente, clima e biodiversità Il modello economico attuale è all’origine dello sfruttamento delle risorse naturali e delle persone. È necessario definire una politica economica che abbia come priorità il benessere dei suoi cittadini, la tutela dell’ambiente, del clima e della biodiversità; una politica che abbia la capacità di avere una visione olistica investendo nelle scelte più sostenibili per tutt*. La transizione deve puntare alla creazione di un’economia compatibile con l’equilibrio degli ecosistemi. Il sistema produttivo dovrà essere fondato sull’economia circolare, massimizzando le filiere corte locali, nella logica di un rapporto non distruttivo tra cultura e l’ambiente dei comprensori. La produzione economica aggregata va ridotta e sostituita con attività legate alla cura e alla cultura. La sfera dei servizi pubblici e dei beni comuni deve essere allargata per consentire alle persone di soddisfare i propri bisogni di base. • Riassorbimento del lavoro attraverso la transizione e creazione di nuovi posti di lavoro La Regione dovrebbe guidare le aziende inquinanti alla riconversione, con l’obiettivo del graduale raggiungimento di una produzione sostenibile e un modello di economia circolare. Occorre formare personale per tutte quelle nuove attività lavorative necessarie alla comunità e che saranno protagoniste della transizione ecologica. È quindi necessario utilizzare i fondi regionali per la formazione delle imprese dei lavoratori e quindi modificare il catalogo della attività formative.
• Un’istruzione che parli di crisi climatica, di tutela, e che non sia subordinata ad aziende esterne Chiediamo un’istruzione che sia libera da interessi di privati e da paradigmi dannosi, per le persone e per l’ambiente. È necessario che venga promossa la formazione sul tema ambientale che stimoli il pensiero critico e il pensiero ecologico. La Regione ha l’opportunità di giocare un ruolo importante in questo campo, favorendo progetti ambientali nelle scuole primarie e secondarie. Allo stesso tempo dovrebbe finanziare la ricerca universitaria e introdurre nuove figure di educatori ambientali, per esempio attraverso dei master, che possano essere assunti per condurre i progetti nelle scuole accennati sopra.
• Creazione di una Democrazia energetica La produzione e distribuzione dell’energia deve essere diffusa e partecipata dai cittadini. Le fonti rinnovabili devono essere fortemente incentivate affinché si raggiunga la Carbon Neutrality regionale. • Politiche di Welfare Vanno realizzate politiche di Welfare che possano tutelare tutt*, sussidi ed erogazioni di servizi primari, anche sotto forma di reddito. La sanità, la scuola e l’università, il trasporto pubblico ed i beni primari quali le risorse idriche devono essere sottratte alle logiche del mercato e ampiamente finanziate per garantire i diritti di tutt* alla vita, alla salute, all’istruzione e allo spostamento. Le voci di spesa pubblica in sostegno ai redditi devono essere erogate per garantire la dignità delle persone e permettere che non vi siano disuguaglianze di nessun tipo fra gruppi sociali, mirando alla rimozione delle principali fonti di disparità sociale con l’obiettivo di rendere autonomo economicamente in tempi brevi ogni soggetto. • Tassazione equa per una giustizia climatica La tassazione regionale deve essere equa e progressiva.
• Diritto all’ambiente sano fondamentale e garantito Si intende inoltre ottenere un riconoscimento giuridico per gli obiettivi qui proposti introducendo nello Statuto regionale il “diritto all’ambiente sano” quale diritto fondamentale.
Di seguito sono raccolte e suddivise per settore le linee guida e le indicazioni prevalenti per una piena riconversione ecologica, usufruibili mediante un approccio integrato che tenga conto delle dinamiche materiali, sociali, nonché delle dialettiche e relazioni tra i settori trattati.
SALUTE
Il diritto alla salute di tutti i cittadini va garantito in tutte le componenti, dalla prevenzione in tutte le sue accezioni (da quella primaria in cui si vuol ridurre il rischio di comparsa di malattie nel cittadino sano, a quella secondaria di diagnosi precoce delle malattie e in quella terziaria di contenimento e riabilitazione) alla cura delle malattie trasmissibili e non trasmissibili. A questo scopo la sanità pubblica deve essere ampiamente rifinanziata e riorganizzata per garantire il diritto di tutt* alla salute. Occorre potenziare fortemente la sanità territoriale, rinforzando o creando una rete integrata di presidi sanitari locali, ambulatori e consultori, medici di famiglia, assistenza domiciliare. Promuovere stili di vita salutari per alimentazione, attività fisica, contrasto a consumo di alcool, fumo, droghe, per la cura e la riabilitazione e valorizzare centri di ascolto sociale e psicologico. Per migliorare l’efficienza, la tecnologia può aiutare sviluppando la digitalizzazione della sanità (curandone anche tutti gli aspetti di sicurezza informatica e di privacy de* cittadin*) e sviluppando l’utilizzo della telemedicina, sia tra personale sanitario e sociale (teleconsulto, teleformazione) che tra paziente e curante (telemonitoraggio, teleassistenza). Per valutare i risultati vanno realizzate le anagrafi epidemiologiche in tutta la Regione, che integrino i dati di base delle anagrafi comunali con la gestione epidemiologica e statistica dei dati a livello locale (regionale, città metropolitana e comune) per identificare scostamenti significativi sui dati di base come attesa di vita e permettere di identificare le maggiori sorgenti di rischio per la salute de* cittadin*. Come evidenziato dal recente periodo, in cui una pandemia ha portato grossi problemi alla salute ed alla qualità della vita dei cittadini ed all’organizzazione ed alla salute degli operatori della sanità, è necessario incrementare il numero di operatori per colmare i buchi di organico delle strutture. A questo fine, per ripianare le uscite per invecchiamento di una larga fetta della anziana classe medica ligure, è necessario supportare la formazione di nuovi specialisti con parecchie più borse di studio regionali delle attuali e per colmare le carenze di organico degli infermieri sono necessari bandi di concorso. Per supportare i soccorsi in emergenza dalle zone remote e collinari liguri, va ripristinata l’eccellenza pubblica del servizio integrato di elisoccorso affidato in toto ai Vigili del Fuoco, con miglior qualità e costi più bassi.
ENERGIA E EDILIZIA
La crisi climatica è causata principalmente dall’utilizzo di combustibili fossili: per invertire la rotta dobbiamo urgentemente azzerare le emissioni nette di CO2 dirigendosi verso la completa decarbonizzazione del nostro sistema energetico.
Una delle maggiori sfide nella transizione energetica risiede nella capacità di gestire le fluttuazioni delle rinnovabili e provvedere allo storage dell’energia durante i picchi di produzione. In tal senso sono fondamentali interventi di rafforzamento e trasformazione della rete di distribuzione, attualmente inidonea. Il problema energetico può essere semplificato riducendo la domanda energetica e migliorandone al contempo l’efficienza. L’edilizia è uno dei settori da cui deriva una grande domanda energetica poiché i nostri edifici sprecano molta energia e soldi perché non sono isolati termicamente in modo adeguato dall’ambiente esterno. A fronte di quanto scritto chiediamo, come prime azioni concrete, di:
Promuovere un modello di generazione distribuita dell’energia generata da fonti solo rinnovabili; Incentivare l’acquisto di impianti fotovoltaici domestici per limitare lo strapotere e i condizionamenti dei grandi monopoli economici e azzerare le dispersioni dovute al trasporto di energia; Supportare attivamente il cittadino che intende affrontare un intervento di efficientamento energetico. Proponiamo quindi di creare e rafforzare figure professionali alle quali i cittadini possano riferirsi, generando inoltre nuovi posti di lavoro qualificati; Portare nel minor tempo possibile tutti gli edifici di proprietà della Regione Liguria nelle classi energetiche più alte; Scegliere da subito fornitori di energia elettrica che producano unicamente, al 100%, da fonti rinnovabili per tutti gli enti controllati dalla Regione Liguria; Legare l’utilizzo dell’energia da biomasse a rigidi criteri di sostenibilità ambientale e sociale. Incentivare l’utilizzo di biomasse provenienti da filiere locali con la creazione di piccoli impianti a biomassa lignocellulosica possibilmente collegati al teleriscaldamento. Organizzare una raccolta efficiente della legna derivante da potatura di alberi e piante; Evitare che i luoghi pubblici e privati superino i 20 gradi di temperatura in inverno e scendano sotto i 26 gradi in estate quando si utilizzano sistemi di climatizzazione; Evitare dispersioni energetiche, quali, ad esempio, quelle legate alle attività commerciali e agli edifici pubblici che lasciano porte e finestre aperte con i sistemi di condizionamento in funzione;
MOBILITÀ
Il settore dei trasporti è uno dei più emissivi a livello regionale (fonte: banchedati.ambienteinliguria.it). Le emissioni dei trasporti, oltre che essere tra le cause del riscaldamento globale, hanno un forte impatto negativo sulla qualità dell’aria nei centri urbani (smog), contribuendo alla diffusione di malattie e sindromi respiratorie e alla morte prematura di decine di migliaia di persone ogni anno. E’ fondamentale agire il più in fretta e il più massicciamente possibile in questo ambito. Il sistema di trasporto in Liguria è fortemente caratterizzato dal trasporto merci su gomma e da un forte utilizzo dei veicoli privati anche per gli spostamenti quotidiani delle persone. Questo sistema fallimentare deve essere sostituito il prima possibile
con un trasporto pubblico, accessibile, sicuro dal punto di vista sanitario, efficiente, alimentato da energia elettrica prodotta da fonti rinnovabili. Occorre favorire il trasporto su rotaia rispetto a quello su gomma e limitare i trasporti aerei e navali. Le emissioni delle navi ferme nelle banchine contengono ossidi di zolfo, PM10, PM2.5, particolato ultrafine, idrocarburi policiclici aromatici (IPA), ossidi di azoto, metalli (As, Cd, Cr, Mn, Cd, Pb, Cu, V) e black carbon e sono i maggiori responsabili dello sforamento dei valori massimi di biossido di azoto in città come Genova.
Chiediamo pertanto di: Puntare sulla “cura del ferro”, su un sistema trasportistico su rotaia come soluzione maggiormente sostenibile per lo spostamento di persone e di merci; Realizzare le infrastrutture necessarie per un miglioramento effettivo del trasporto ferroviario: nodo ferroviario, completamento del raddoppio della pontremolese, raddoppio ferroviario a ponente tra Finale Ligure e Andora utilizzando il vecchio progetto di raddoppio in sede, ripristino dei binari dal porto di Savona verso Parco Doria; Rivedere l’attuale contratto con Trenitalia con l’obiettivo di migliorare il livello del servizio per i cittadini. Rendere disponibile alla cittadinanza tutti i contenuti di tale contratto in modo che si possa avere riscontro degli investimenti; Introdurre la carta regionale e/o interregionale dei trasporti per favorire l’interscambio tra diversi mezzi di trasporto, con un prezzo agevolato per tutti; Ottimizzare le risorse del trasporto pubblico aumentando le frequenze di passaggio dei mezzi pubblici, affinché diventino vantaggiosi e apprezzati dal pubblico, soprattutto nelle fasce orarie ad alto flusso; Ridurre il trasporto aereo in favore del trasporto ferroviario, soprattutto per i voli a corto raggio; Investire sui trasporti ferroviari notturni e renderli più moderni e appetibili, anche per incontrare le esigenze del settore turistico; Ridurre i flussi di merci e materie prime favorendo il più possibile uno scambio su base Interregionale; Attivarsi per l’elettrificazione di tutte le banchine nel minor tempo possibile; Incentivare e imporre vincoli in modo che soprattutto le grandi navi inquinanti utilizzino solo l’elettricità per alimentarsi; Vietare l’utilizzo di olio combustibile con alto tenore di zolfo nelle navi; Imporre alle compagnie armatrici un sistema di controllo sui fumi e la pubblicazione trasparente degli esiti dei test sull’impatto ambientale delle imbarcazioni; Attivarsi con gli organi competenti in modo che nei porti non entrino navi obsolete ed inquinanti, aumentando i controlli e introducendo multe più salate per chi non rientra nei parametri;
RIFIUTI
Il modello regionale di gestione dei rifiuti è caratterizzato da gravi inefficienze. La gestione dei rifiuti dovrebbe avvenire, secondo la normativa europea e italiana, sulla base dei principi di prossimità e autosufficienza. Tuttavia la distribuzione di impianti
per il trattamento dei rifiuti in Liguria è molto carente e occorre trasferirli in altri regioni con un impatto sia ambientale (emissioni di Co2) che economico (che si ripercuote sulle tariffe pagate dai cittadini). È necessario e impellente passare ad una reale pianificazione, che non prenda in considerazione soluzioni apparentemente “facili”, quali l’incenerimento, per far fronte ai problemi attuali, ma attui una vera gestione integrata dei rifiuti. È necessario ribadire che il recupero di materia va sempre privilegiato rispetto al recupero di energia, nel rispetto della gerarchia stabilita dalle norme europee per gli interventi sui rifiuti, e soprattutto in un’ottica di passaggio progressivo verso un modello di economia circolare. Le eccellenze italiane esistono, sia come sistemi di raccolta e gestione cittadina che permettono di raggiungere alte percentuali di raccolta differenziata. È imperativo diffondere le buone pratiche e investire sui trattamenti innovativi, adattando le soluzioni alle varie realtà territoriali. Va sottolineato, inoltre, che per realizzare un modello di economia circolare bisogna agire a monte del settore dei rifiuti, sui beni di consumo. Il packaging deve essere fortemente ridotto soprattutto quello di plastica e i prodotti devono essere progettati secondo i principi dell’ecodesign e in maniera da essere il più possibile riciclabili. A fronte di quanto scritto chiediamo, come prime azioni concrete, di: Porre rimedio all’insufficienza impiantistica nella gestione dei rifiuti, per chiudere il ciclo dei rifiuti rispettando i principi di autosufficienza e prossimità, sbloccando autorizzazioni e incentivando impianti di trattamento biologico dell’umido, e selezione e riciclo dei materiali; Stabilire una tassazione degli imballaggi proporzionale all’impronta carbonica della loro produzione, incentivando d’altra parte la riduzione generale degli imballaggi attraverso iniziative del CONAI; Dare un vantaggio economico competitivo alle materie seconde; Uniformare l’adozione di sacchetti e contenitori per la raccolta adatti a ciascuna frazione, per ridurre le impurità negli impianti di trattamento; Promuovere le filiere locali di riutilizzo del vetro, sostituendo con il vetro a rendere (e non a perdere) il massiccio utilizzo di materie plastiche nel settore delle bevande; Disincentivare maggiormente l’utilizzo di plastica mediante tassazioni o incentivi alla sua sostituzione con altri materiali, e supportare azioni di recupero dei rifiuti plastici dagli ecosistemi marini, al fine di tutelarli e arginare il problema del marine litter e delle microplastiche; Incentivare i negozi di prodotti sfusi e i lavori artigianali; Le forniture di tutti gli uffici regionali dovranno tenere conto del criterio di sostenibilità evitando ad esempio l’acquisto di materiali non riciclabili nelle gare di assegnazione delle forniture; Puntare su un riciclo di qualità per invogliare al riutilizzo dei materiali riciclati; Implementare l’urban mining che segua filiere ecocompatibili dal punto di vista ambientale, sociale e sanitario; Investire in impianti per il recupero di materia e produzione di MPS (Materia Prima Secondaria);
TUTELA DEL TERRITORIO
La Liguria è una delle regioni più densamente popolate in quanto ospita un milione e mezzo di abitanti per una densità di 287 ab/km², molto al di sopra della media nazionale. Considerando l’orografia del territorio e il fatto che le foreste ne ricoprono il 62,6% appare tuttavia evidente come vi siano notevoli differenze fra la densità di abitanti dell’entroterra (in cui peraltro si sono verificati fenomeni di spopolamento e di migrazione verso le città costiere) e quella del litorale, che sfiora i 1000 ab/km². La Liguria, conferma da anni il triste primato per il consumo di suolo: primi per il livello di impermeabilizzazione entro i 150 metri dai corpi idrici (21%) e primi per consumo di suolo entro i 300 metri dalla linea di costa (48%) (fonte ISPRA). E’ essenziale, oltre che urgente, intervenire agendo in controtendenza alla cementificazione degli anni passati. La Liguria è stretta tra un mare caldo e l’Appennino Ligure e ciò incrementa il rischio di precipitazioni intense. Inoltre i bacini fluviali sono troppo antropizzati per riuscire a contenerle senza danni. A livello urbano la crescente urbanizzazione ed impermeabilizzazione dei suoli congiuntamente all’aumento di frequenza di piogge eccezionali (e non) causa un rapido raggiungimento dei picchi di piena delle fognature e l’esondazione di corpi idrici in cui le reti scaricano. Negli ultimi anni assistiamo a forti alluvioni con una frequenza ed un impeto sempre maggiori. Prevenire gli esiti catastrofici della crisi climatica implica operare a livello territoriale secondo una visione integrata (non settorializzata) tra la componente urbana, naturale e agricola. Tutte concorrono in modo sinergico a rendere resiliente il contesto in cui abitiamo. L’Agenda per lo Sviluppo Sostenibile della UN contiene due Sustainable Development Goals (SDG’s) che riguardano il consumo di suolo. Il SDG 11 (target 11-3) “Inclusive and sustainable urbanization” e il SDG 15 (target 15-3) “End of desertification and restored degraded land”. Per la Liguria è indispensabile perseguire tali SDG’s adottando l’obiettivo Bilancio Zero per il consumo di suolo e anticipandolo al 2025, che significa non solo limitare al massimo il consumo di nuovo suolo a fini urbani e infrastrutturali, ma anche provvedere a compensare ogni consumo di nuovo suolo con la rigenerazione, in misura corrispondente, di suoli degradati, urbanizzazioni dismesse, suoli inquinati o soggetti ad erosione accelerata. La Liguria ha urgente bisogno di una cura del suolo che, utilizzando strumenti diversi quali bonifiche di aree dismesse o di siti contaminati, rinaturalizzazioni, regolamentazioni degli usi, forestazione urbana, demolizione di manufatti dismessi, interventi di adattamento climatico, porti progressivamente dopo il 2025 ad un bilancio negativo del consumo di suolo, avviando la contrazione dell’impronta urbana e valorizzando in particolare i servizi ecosistemici degli habitat più rari e ricchi di biodiversità. Infine non va dimenticata la lotta agli incendi, non solo forestali, che distruggono gli stock di carbonio degli ecosistemi, danneggiano l’economia agricola e forestale, aggravano i processi di desertificazione e il dissesto idrogeologico. A fronte di quanto scritto chiediamo, come prime azioni concrete, di:
Non concedere nuove occupazioni di suolo fino a quando in un territorio ci sono aree già coperte e impermeabilizzate non utilizzate; Concentrare le risorse sulla demolizione di manufatti dismessi e bonifica delle aree e non costruzioni ex novo, soprattutto nelle zone a rischio; Raddoppiare la superficie dei Parchi Regionali entro 4 anni (rispetto ai valori 2018) e potenziare le strutture operative dotando gli enti parco di adeguato personale e finanziamenti; Promuovere la nascita del Parco Nazionale di Portofino; Attivarsi per rendere pubblica l’Isola Gallinara; Effettuare analisi di vulnerabilità e ricollocazione delle infrastrutture a rischio (per frane, alluvioni, incendi, terremoti) e un’analisi di ricognizione regionale delle foreste che svolgono funzione protettiva incentivando la loro cura con fondi pubblici; Rendere concreto, mediante una legge specifica, il punto “creazione foreste urbane” del Decreto Clima in modo da poter procedere alla loro realizzazione, mediante progetti che siano affidati ad enti specializzati, utilizzando specie autoctone e più efficaci nel sequestro della CO2; Educare al rischio i cittadini e le amministrazioni; Promuovere l’adozione di soluzioni SuDS (Sustainable Drainage Systems) a livello urbano locale, con l’obiettivo di gestire le acque di pioggia ricadenti in aree urbane in modo da riequilibrare il bilancio idrologico e ridurre il carico inquinante dei corpi idrici, permettendo alle città di comportarsi come le cosiddette città spugna; Potenziare la lotta antincendio privilegiando gli interventi di prevenzione ed estendendoli anche alle aree non forestali e non produttive;
TURISMO
Il turismo è un settore fondamentale per la Liguria. Il clima mite, i paesaggi rinomati tra cui Portofino, le Cinque Terre , Porto Venere e la recente affermazione di Genova quale meta attirano turisti sia dall’Italia che dall’estero. Il turismo di massa (che fa sì che in estate la regione arrivi a triplicare la propria popolazione) ha causato notevoli danni ambientali, come la cementificazione delle coste (fenomeno noto in Liguria come rapallizzazione), l’inquinamento delle risorse idriche e atmosferiche (in particolare le navi da crociera) e l’incremento dei rifiuti. Tuttavia, in Liguria è possibile sviluppare, oltre al classico turismo stagionale legato alla balneazione, un’offerta turistica articolata su vari settori, dal turismo verde all’emergente silver tourism, confacenti alle potenzialità della Regione Liguria. A fronte di quanto scritto chiediamo, come prime azioni concrete, di:
Rendere il turismo un fenomeno meno di massa e meno concentrato, incentivando la ridistribuzione della stagione turistica su più periodi, rispettando la capacità di carico del territorio; Incentivare le forme di turismo incentrate sulle attività identitarie della Regione, quali pesca, agricoltura, mobilità lenta, coinvolgendo i comparti
interessati. Sviluppare ad esempio forme di soggiorno in cui è possibile contribuire all’attività di pesca o agricola insieme a personale specializzato; Incentivare la visita dei borghi e dei luoghi storici della regione e sulle diverse possibilità culturali (mostre, convegni, festival e feste); Rilanciare i canali di turismo verde attraverso le certificazioni e marchi ambientali (Ecolabel, Travelife, AIAB, ICEA Eco Turismo, …); Incentivare l’uso del treno per gite turistiche e soprattutto scolastiche; Disincentivare e limitare le crociere massive; Creare dei punti informativi turistici vicino alle stazioni del treno e degli autobus nelle zone di maggior interesse turistico; Favorire la creazione e il consolidamento, anche economico, delle professioni di accoglienza turistica con particolare riferimento alle guide escursionistiche ed ambientali, alle guide turistiche, al personale degli infopoint e alle nuove figure professionali specialistiche in supporto del settore;
PRODUZIONI ALIMENTARI
Minori rese dei raccolti, minore sicurezza alimentare (ad alto rischio per un aumento di solo 1,5°C), minore disponibilità di acqua, diminuzione della biodiversità e dell’ agrodiversità, minor accesso al cibo e maggiore erosione del suolo. Questi sono gli effetti, già in corso, della crisi climatica. La regione deve promuovere il passaggio a un sistema alimentare meno impattante, più locale, più trasparente. La Liguria è oggi la Regione percentualmente più boscosa in Italia, sebbene la qualità dei suoi boschi non risulti elevata. Ciò non consente di sviluppare compitamente le funzioni ecosistemiche di questi ambienti, in particolare relativamente al ciclo dell’acqua, all’approvvigionamento e all’assetto idrogeologico. L’allevamento in Liguria è un’attività marginale, relegata per lo più in alcune aree interne. È importante una rivalorizzazione per il mantenimento di habitat in via di scomparsa nella nostra Regione e l’esistenza di prodotti alimentari di qualità. La pesca in mare necessita di un controllo in particolare nei confronti della pesca non professionale e delle attività economiche in nero che danneggiano il settore professionistico e degradano gli habitat marini più prossimi alla costa. A fronte di quanto scritto chiediamo di mettere in campo le seguenti azioni:
In ambito agricolo:
Realizzare una progressiva eliminazione dell’utilizzo di pesticidi sintetici implementando le pratiche agroecologiche; Orientare le scelte colturali verso specie e varietà adattate al territorio e al clima, adottando ove possibile produzione e uso di compost e biochar dai residui colturali per aumentare fertilità e carbon stock dei suoli; Promuovere la creazione di orti condivisi nei grandi centri urbani; Sostenere ed incentivare l’agricoltura contadina tutelando la biodiversità e incoraggiare la filiera corta e i mercati locali in opposizione al sistema attuale della grande distribuzione organizzata e della monocultura;
Favorire il recupero del territorio agricolo, incentivando le attività agricole familiari, di gruppi spontanei o associati, l’affido di terreni incolti a soggetti disponibili; Provvedere affinché la proprietà intellettuale delle sementi sia condivisa; Applicare misure e finanziamenti per rendere economicamente più accessibili cibi sani e prodotti in modo ecologico, che comporti anche la revisione delle categorie di beni primari e la relativa tassazione; Incentivare l’adozione e lo sviluppo di nuove certificazioni di sostenibilità nelle filiere agroalimentari, per creare un massiccio meccanismo di azioni Bottomup per il controllo ambientale;
Per quanto riguarda la selvicoltura: Qualificare la copertura forestale della regione pianificandone l’evoluzione in maniera condivisa con i territori con molteplici finalità: 1) migliorare l’assetto idrogeologico e la resilienza dei bacini agli eventi alluvionali; 2) creare filiere forestali sostenibili per diminuire la quantità di legno importato e incentivare attività artigianali e di edilizia sostenibile; 3) rinaturalizzare aree degradate, quali cedui abbandonati mediante riconversione a fustaie; Aumentare la superficie forestale nelle aree urbane, periurbane e fluviali; Promuovere i sistemi agroforestali, per la loro capacità di integrare produzioni differenti e di mantenere meglio l’umidità nel sottobosco; Per quanto riguarda l’allevamento e la pesca:
Incentivare le filiere di trasformazione del pescato e l’acquacoltura condotta in maniera sostenibile; Imporre maggiori limitazioni alla pesca, per garantire la salvaguardia degli ecosistemi marini, e aumentare i controlli per impedire ogni operazione illegale; RISORSE IDRICHE
Le risorse idriche sono sempre meno disponibili e sempre più limitate: i più estesi sistemi di acque sotterranee al mondo sono in stato di sofferenza poiché sfruttati con una velocità maggiore rispetto a quella di rigenerazione, ed è stato stimato che entro il 2050 la “domanda” di acqua mondiale crescerà del 30% (Forum dei movimenti per l’acqua). Secondo il quinto rapporto dell’IPCC per ogni aumento di un grado della temperatura globale un ulteriore 7% della popolazione mondiale vedrà diminuire la disponibilità idrica di un 20%. Nella maggior parte dei casi il consumo eccessivo di risorse idriche è dovuto ad una cattiva gestione. Il problema sta nel ragionare secondo logiche antropocentriche ed economiche, e nella mancanza di un quadro che salvaguardi gli equilibri naturali in cui il sistema umano è inserito. Ad oggi, si ha uno spreco elevato di risorse nel trattamento delle acque, molte reti idriche hanno bisogno di ristrutturazione, ed è necessario cambiare il sistema di gestione dell’acqua. La perdita giornaliera reale della rete di distribuzione dei comuni capoluoghi di provincia ammonta a circa 50 metri cubi per ciascun chilometro di rete,
cioè un volume che soddisferebbe le esigenze idriche di 10,4 milioni di persone (rapporto ASVIS 2018). I mutamenti climatici in atto stanno determinando nella nostra Regione, a fronte di una quantità di precipitazioni sostanzialmente costanti nella quantità, una sua distribuzione temporale più concentrata, quindi per evitare che eventi estremi creino problemi di dissesto idrogeologico serve conservare acqua nei sistemi. Oggi per il mutamento degli stili di vita e dell’uso del suolo piccoli invasi, cisterne, sistemi locali di canalizzazione, raccolta e distribuzione, sono abbandonati ed inefficienti. Le dighe sono un buono strumento per trattenere l’acqua e agire da riserva a scala annuale o pluriennale, ma è importante che esse rispettino il deflusso minimo vitale (Decreto n. 30/STA del 13.02.2017) che deve essere garantito a valle delle captazioni idriche al fine di tutelare le condizioni di funzionalità e di qualità degli ecosistemi interessati. Non c’è una sola zona dove l’acqua non sia sottoposta a pressioni sulla qualità che rendono difficile utilizzarla: non possiamo tralasciare il problema della qualità delle acque, superficiali e di falda, minacciata da scarichi non in regola o abusivi. In questo ambito è imperativo applicare i principi della Water Framework Directive (Direttiva 2000/60/CE, recepita dal D.Lgs 152/06); in particolare facendo riferimento al principio secondo il quale i limiti per gli scarichi concentrati e quindi il conseguente livello di trattamento (ad esempio degli impianti di depurazione) devono essere confrontati con il livello di qualità del corpo idrico ricettore (Stream Standard) secondo un bilancio globale di tutti gli inquinanti scaricati al suo interno. Per prevenire la carenza idrica occorre rendere pubblico il servizio idrico, eliminare gli sprechi, ridurre ed efficientare i consumi, porre come garanzia fondamentale l’uscita da logiche di mercato, l’acqua è un bene comune e favorendo la partecipazione popolare al servizio idrico integrato. A fronte di quanto scritto chiediamo, come prime azioni concrete, di: Rendere pubblica la gestione delle risorse idriche e degli acquedotti, le strutture di adduzione e distribuzione dell’acqua; Sviluppare il verde urbano e la raccolta urbana delle acque piovane attraverso infrastrutture verdi (SuDS, vedi parte TUTELA DEL TERRITORIO), riducendo in questo modo anche il carico delle fogne; Incentivare le forme di raccolta, uso e rilascio delle acque anche in ambito non strettamente urbano, favorendo, tra l’altro, la regimazione dei flussi superficiali; Intervenire sul dissesto idrogeologico con azioni focalizzate su erosione e conservazione del suolo e stendere un piano regionale che lo implementi attraverso il sistema dei consorzi; Agire nel campo della prevenzione della carenza idrica e tutelare la qualità delle acque, attraverso chiare misure da inserire nei Piani di Tutela delle Acque (art.121 D.lgs. 152/06); Incentivare l’ammodernamento di impianti irrigazione e la realizzazione di reti duali; Sfruttare gli utili delle partecipate per la ristrutturazione reti;
Efficientare il sistema di raccolta delle acque meteoriche in ambito urbano,per destinarle ad alcuni usi compatibili (es. lavaggio stradale, …); Incentivare l’acquisto domestico di sistemi di risparmio idrico. Abolire le concessioni regionali alle imprese che imbottigliano alla fonte; Rendere pubbliche le fonti potabili, istituire una gestione regionale; Eliminare il limite del 40% di plastica riciclata per bottiglie; Incentivare la radicale transizione da bottiglie usa e getta di plastica non riciclata in bottiglie di vetro o di altro materiale riciclabile e non derivato dal petrolio; MONITORAGGIO
La Regione Liguria ha firmato la Dichiarazione di Emergenza Climatica nel luglio 2019 in cui ha preso l’impegno di definire ogni possibile contributo all’interno delle competenze della Regione per contenere l’aumento della temperatura globale entro 1,5°C e fissare un obiettivo di azzeramento delle emissioni nette di gas climalteranti entro il 2030, ritenendo l’obiettivo di zero emissioni nel 2050 insufficiente e incoerente con lo stato di emergenza climatica. E’ pertanto necessario, fin da subito, avere un sistema standardizzato basato su regole internazionali di raccolta dati relativi a:
Emissioni di gas climalteranti ed in particolare Anidride Carbonica (CO2), Metano (NH4) e Protossido di Azoto (N2O); Assorbimenti della CO2 ad esempio da mare e foreste; Emissioni di gas inquinanti ed in particolare Monossido di Carbonio (CO), Ossidi di Azoto (NOx), Ossidi di Zolfo (SOx), Polveri sottili (PM10 e PM2.5);
Tutti questi dati devono avere una cadenza almeno annuale per poter monitorare l’andamento nel tempo. Tali informazioni devono essere spiegate, comunicate e rese disponibili ai cittadini.
Inoltre chiediamo di:
Mettere in pratica tutte le azioni possibili per ottenere la Carbon Neutrality regionale nel minor tempo possibile; Definire ulteriori indicatori di monitoraggio e valutare in maniera integrata l’efficacia delle politiche regionali di mitigazione e adattamento presenti nei vari ambiti della normazione, pianificazione e programmazione regionale; Produrre e approvare entro il primo anno di mandato un Piano Strategico Regionale Ambientale di Lotta al Cambiamento Climatico;
EDUCAZIONE
L’educazione alla sostenibilità ambientale deve essere rivolta ad assicurare, in ogni ambito educativo e lungo l’intero arco della vita, lo sviluppo di conoscenze, competenze, attitudini e stili di vita orientati alla sostenibilità, mediante percorsi interdisciplinari e partecipativi.
È altresì importante aumentare la consapevolezza del cittadino, favorendo la sua partecipazione alle decisioni politiche rispetto al proprio territorio e l’adozione di comportamenti virtuosi.
A fronte di quanto scritto chiediamo, come prime azioni concrete, di:
Spingere per un’istruzione libera da interessi di privati che parli di crisi climatica e di tutela del territorio, che stimoli il pensiero critico ed ecologico; Potenziare e finanziare adeguatamente la Rete INFEA locale, con la finalità di sostenere la diffusione della conoscenza degli obiettivi dell’Agenda 2030, con particolare riferimento al mutamento climatico; Promuovere corsi e progetti ambientali nelle scuole primaria e secondaria, facendosi prima promotrice di comportamenti virtuosi e di iniziative atte a combattere l’emergenza climatica; Consolidare la figura dell’educatore ambientale, introducendo corsi ad hoc (ad esempio un master) che permetta di partecipare ai progetti sopracitati; Utilizzare i fondi europei e regionali dedicati alla formazione aziendale per guidare i lavoratori e le imprese verso una riconversione; Introdurre corsi di formazione professionale per i nuovi lavori in vista della transizione ecologica, che richiederanno nuove capacità tecniche;
COMUNICAZIONE
Chiediamo che la Regione avvii immediatamente una campagna informativa approfondita, sistematica e continua sulla gravità della crisi climatica ed ecologica in corso, tale da rendere consapevoli i cittadini della dimensione del tema perché non possiamo affrontare una minaccia se non la trattiamo come tale. Questa informazione, riguardante le cause della crisi climatica, le sue conseguenze e le risposte necessarie per affrontarla, deve essere fondata sulla migliore scienza, intesa come unione delle migliori conoscenze e tecnologie disponibili. Le azioni in questo campo devono essere capillari a ogni livello (Governo centrale, Regioni, Città metropolitane, Comuni), attivando tutte le istituzioni che possono essere coinvolte, i media e la scuola.