Aggiornamento – La Questura di Genova ha vietato la manifestazione prevista per oggi e quindi il presidio di protesta non ci sarà nella forma annunciata.
Non è escluso che vengano organizzate altre forme di dissenso pacifico e democratico.
Genova – Inizierà questo pomeriggio, alle 18, la manifestazione di protesta davanti alla statua dedicata dal comune a Giorgio Parodi, co-fondatore della Moto Guzzi.
A organizzarla Genova che Osa che contesta la scelta di ricordare la figura di Giorgio Parodi aviatore dell’aeronautica fascista dei bombardamenti in Etiopia e in Abissinia più che l’imprenditore lungimirante che fondò una delle eccellenze italiane riconosciute all’estero.
L’appuntamento per le 18, al belvedere delle Mura delle Cappuccine, a Carignano e si terrà un presidio con cartelli e striscioni contro la decisione di ritrarre Parodi con la divisa dell’aeronautica fascista di Mussolini invece che in tuta da lavoro nell’azienda che produceva motocicli passati alla storia.
“Pochi giorni fa – si legge nella nota di Genova che osa – le frecce tricolori sono passate a volo radente sulla città per celebrare la statua, in divisa, di un pilota volontario dell’aviazione fascista che prese parte alla campagna di Etiopia. Non possiamo tollerare una simile celebrazione colonialista e militarista nella nostra città”.
“Durante l’invasione coloniale dell’Etiopia – prosegue la nota – l’aviazione fascista usò massicciamente gas chimici per colpire la popolazione civile, scatenare il panico e piegare la resistenza dell’esercito etiope che stava resistendo all’avanzata. La statua di Giorgio Parodi, ritratto con quella divisa e salutato dall’aviazione italiana, rimuove completamente quegli atti criminali e invece che celebrarlo come co-fondatore delle celebri “Moto Guzzi” lo ricorda per le sua azioni militari”.
“Non possiamo dimenticare la storia – prosegue Genova che Osa – tantomeno rimuovere una delle pagine peggiori del fascismo italiano. Per questo vogliamo ricordare i bombardamenti chimici dell’aeronautica sulla popolazione civile e appendere dei cartelli che riportino quella statua nel giusto contesto: una aggressione razziale e colonialista al popolo etiope. Nulla celebrare, tutto da condannare”.
“Sugli aereoplani – spiega ancora la nota – vennero istallati degli irroratori, che potessero spargere su vasti territori una fine e mortale pioggia. Stormi di nove, quindici, diciotto aereoplani si susseguivano in modo che la nebbia che usciva da essi formasse un lenzuolo continuo. Fu così che, dalla fine di gennaio del 1936, soldati, donne, bambini, armenti, fiumi, laghi e campi furono irrorati di questa mortale pioggia. Al fine di sterminare sistematicamente tutte le creature viventi, per avere la completa sicurezza di avvelenare le acque e i pascoli, il Comando italiano fece passare i suoi aerei più e più volte. Questo fu il principale metodo di guerra”.
Il discorso dell’imperatore di Etiopia Hailé Selassié alla Società delle Nazioni nel 1936 denuncia le azioni dell’aviazione italiana e la precisa strategia di conquista attuata dai gerarchi fascisti.
“Ma la vera raffinatezza nella barbarie – chiude la nota – è consistita nel portare la devastazione e il terrore nella parti più densamente popolate del territorio, nei punti più lontani dalle località di combattimento. Il fine era quello di scatenare il terrore e la morte su una gran parte del territorio abissino.”