te la rasiamo noi cori sessistiGenova – Anche l’associazione Non una di meno Genova e la Rete di donne per la politica risponde ai tentativi di minimizzazione dell’episodio di molestie sessuali di gruppo andato tristemente in scena allo Stadio Luigi Ferraris di Genova prima dell’incontro tra Sampdoria e Inter.
Una donna addetta alla manutenzione del verde è stata oggetto di uno squallido coro di teppisti camuffati da tifosi che, vedendola utilizzare un tosaerba l’hanno invitata a lasciarlo aggiungendo che “te la rasiamo noi”.
Un episodio penalmente rilevante e sportivamente punibile che sta passando in sordina grazie ad una cortina di silenzio calata poco dopo l’incontro sportivo.
Dopo l’ennesimo tentativo di minimizzare l’episodio le donne (e gli uomini) impegnati nella lotta alla violenza e ai soprusi reagiscono e chiedono Giustizia.

“Ora basta! – scrive in una nota l’associazione Non una di Meno Genova e la Rete di donne per la politica – Questa è la reazione più diffusa tra le donne e le ragazze di fronte ai tanti luoghi comuni sulla violenza maschile nelle sue diverse forme, sessista razzista omofoba…
Non è più possibile sostenere banali pregiudizi e cavarsela pensando di risultare simpatici o intellettuali controcorrente. Se vuole essere mezzuccio per far parlare di sé è misera cosa, se invece è occasione per rassicurare se stessi e i propri amici che i cattivi sono sempre gli “altri” allora è bene sapere che abbiamo smesso di crederci ed è ora che gli uomini se ne rendano conto. È ora che ci siano uomini pronti a rompere ogni complicità con chi crede di essere titolato ad offendere, bullizzare, sessualizzare le donne e i loro corpi, pretendendo in cambio dalle donne sorrisi di consenso e gratificazione. Negare che la violenza di genere sia un problema e per contrasto affermare che il vero problema sta nella libertà di dire quello che si vuole, anche quando questo arreca sofferenza e offesa ad altre persone, è la strategia oggi più ricorrente. La discussione sul ddl Zan ne è uno dei più recenti esempi.
La novità però è un’altra. Non ci sono solo donne offese, impaurite, disperate. Siamo consapevoli e arrabbiate. Sappiamo usare i mezzi di comunicazione, sappiamo stare negli spazi pubblici, sappiamo reagire e costruire solidarietà e lotte.
Non chiediamo protezione ma giustizia; non vogliamo parole o gesti paternalistici, tantomeno mansplaining. Vogliamo risorse, fondi, spazi, politiche sociali, welfare e visibilità. Con amore e rabbia”