palazzo di Giustizia genovaGenova – Il sospetto di un sorpasso azzardato dietro la morte Michele Dervishaj, il 19enne morto dopo alcuni giorni di coma in seguito ad un terribile incidente avvenuto in via Rivarolo, nell’omonimo quatiere della val Polcevera.
Mentre gli organi del ragazzo vengono donati e salveranno la vita a tante altre persone emergono alcune indiscrezioni sulle indagini in corso per ricostruire l’esatta dinamica dell’incidente.
Michele era stato trovato in gravissime condizioni dopo aver urtato con violenza contro un pilone dopo aver perso il controllo del suo scooter ma in un primo tempo si era parlato di un incidente in “solitaria” mentre ora si indaga su un possibile sorpasso azzardato tra due auto che si sono allontanate dopo l’incidente.
A causare l’improvviso cambio di direzione del ragazzo potrebbe quindi essere stato il timore di scontrarsi con una delle vetture.
A chiarire cosa sia realmente avvenuto e, forse, a identificare i responsabili, saranno le riprese video di alcune telecamere della zona che potrebbero aver ripreso la scena o, quantomeno, il passaggio delle auto che sono “ricercate”.
Nel caso di conferma della responsabilità in quanto avvenuto, per i due conducenti dei veicoli scatterebbe l’accusa di omicidio stradale.
Intanto, sui social, in molti si stringono alla famiglia di Michele che ha scelto di donare gli organi salvando, di fatto, altre persone.
Una decisione ancora più importante visto che il ragazzo era arrivato in Italia dall’Albania, quando ancora non era nato.

Sul caso è intervenuta anche Si Cobas di Genova denunciando che il ragazzo, al momento dell’incidente, stava lavorando consegnando cibo.
Michele Dervishaj – scrive Si Cobas in una nota, a 19 anni, stava effettuando una consegna nel quartiere di Rivarolo, alla periferia di Genova, quando è stato investito da un auto che ha effettuato un sorpasso azzardato colpendolo senza fermarsi a prestare soccorso. Oggi è arrivata la notizia della sua morte dopo giorni di agonia nell’ospedale di San Martino.
L’ennesima tragedia che colpisce un altro giovane lavoratore, in un settore – quello del food delivery – dove alle tante problematiche contrattuali/salariali, si somma spesso e volentieri la pericolosità e la mancanza di sicurezza.
Oggi piangiamo l’ennesima vita spezzata e alla luce di ció, con ancor più rabbia, ci viene da dire, che nessuno sottovaluti gli scioperi che i riders proprio in queste settimane e mesi stanno articolando: le condizioni lavorative di chi consegna cibo a domicilio sono pericolose, vanno cambiate e non ci si potrà fermare finché non vedremo dei veri miglioramenti nelle condizioni in cui lavoriamo ed effettuiamo le consegne.
Solo qualche giorno fa eravamo in piazza, proprio con i fattorini di JustEat, organizzati nel SI Cobas, per ottenere l’applicazione integrale del CCNL logistica, per avere mezzi forniti dall’azienda, per un’organizzazione più umana dei turni di lavoro, ma soprattutto per rivendicare migliori condizioni di sicurezza che vengono costantemente messe in discussione dall’usura dei mezzi che pesa economicamente solo sui lavoratori, dai ritmi forsennati del lavoro, dall’obbligo di accettare qualsiasi consegna, dall’obbligo allo straordinario, dalla pessima manutenzione/illuminazione delle strade delle nostre città, dalla logica del lavoro a cottimo che ancora domina nel settore.
È chiaro a tutti che se una multinazionale come Just Eat, che fattura miliardi, viene lasciata libera di sfruttare i propri dipendenti, la situazione peggiorerà conseguentemente per tutto il settore, anche per quei porta-pizze e quei lavoratori che lavorano per altre ditte, abbassando ulteriormente i salari e mettendo in discussione vita e sicurezza dei lavoratori! E questo non ce lo possiamo più permettere! Non vogliamo più rischiare la vita, per arricchire padroni e multinazionali!
Proprio per questo continueremo a lottare per Michele e per tutti i colleghi che rischiano la vita ogni giorno nel traffico delle città! Occorre buttare via la paura e organizzarsi in tutto il settore. Se non ora, quando?