Papa Francesco
Genova – Papa Francesco loda i camalli genovesi per aver bloccato le armi da guerra imbarcate sulle navi in arrivo nel porto genovese. Il pontefice – intervistato da Il Corriere della Sera – ricorda il gesto dei lavoratori del Porto di Genova che bloccarono a più riprese le navi dirette in Arabia Saudita e nello Yemen per trasportare armi che sarebbero state utilizzate anche contro civili inermi.

“Il commercio degli armamenti è uno scandalo – spiega intervistato Papa Francesco – pochi lo contrastano. Due o tre anni fa a Genova è arrivata una nave carica di armi che dovevano essere trasferite su un grande cargo per trasportarle nello Yemen. I lavoratori del porto non hanno voluto farlo. Hanno detto: pensiamo ai bambini dello Yemen. È una cosa piccola, ma un bel gesto. Ce ne dovrebbero essere tanti così”.

Un “avvallo” alle proteste che certamente peserà molto nel futuro visto e considerato che il passaggio delle navi con armi e munizioni dal porto genovese non è una novità e non resterà un “caso isolato”.

Papa Francesco articolo Corriere camalli

A commentare la notizia oggi anche Ferruccio Sansa, ex candidato alla presidenza della Regione Liguria e tra i coordinatori dell’opposizione in Regione e al Comune di Genova

“Oggi – scrive Sansa sui social – #papafrancesco in un’intervista al Corriere ricorda le proteste dei portuali di Genova che avevano fermato le navi con le armi destinate allo Yemen. Là dove da anni si combatte un’altra guerra, ma ignorata da noi occidentali perché a lanciare le bombe è l’Arabia Saudita, amica di alcuni politici conferenzieri italiani. Senza contare gli orrori compiuti da alcune spedizioni di Navy Seal americani, ordinate pare direttamente da Trump, che uccisero decine di civili e molti bambini.
Qualcuno puntò il dito contro la protesta dei nostri camalli che bloccavano gli affari del porto. Ma forse a disturbare era soprattutto che quelle manifestazioni svelavano la nostra ipocrisia: noi che produciamo le armi, ma diciamo di non uccidere. Noi che le vendiamo, ma non vogliamo vedere a chi. Noi che le facciamo passare per i nostri porti e fingiamo di non sapere che uccideranno anche bambini.
I nostri portuali, in una città distratta e infastidita, volevano fermare la guerra almeno per un minuto. Ma voleva anche ricordare a tutti noi una parola: RESPONSABILITÀ.
Ogni gesto che compiamo porta con sé delle conseguenze. A volte grandi, altre volte terribili. Ogni nostro gesto, anche quelli apparentemente più insignificanti. Ricordarcene è ciò che ci rende davvero cittadini. Persone”.