Ponte Morandi furgoneGenova ricorda la tragedia del crollo del Ponte Morandi e le sue 43 vittime ma, a 4 anni di distanza, ancora non conosce il “responsabile”.
Un anniversario doloroso come i precedenti quello che si celebra oggi nel capoluogo ligure, con cerimonie e manifestazioni ma ancora con il timore che chi ha causato, direttamente o indirettamente, il crollo riesca a “farla franca” grazie a prescrizioni, scelte incomprensibili delle Istituzioni ma soprattutto grazie al tempo che passa inesorabile.
Condannati ad un metaforico ergastolo sono certamente i familiari delle vittime e quanti quel tragico giorno del 14 agosto 2018 rimasero feriti mentre le indagini in corso rivelano possibili tentativi di alcuni degli indagati per il crollo di trasferire all’estero i loro denari per cercare di evitare persino di dover risarcire chi ha pagato con la vita e chi ha perso un familiare.
Il processo procede a rilento per la mole di dati e documenti ma anche e soprattutto per la mancanza di risorse e strumenti messi a disposizione da un Governo centrale che parla spesso di Giustizia senza però mettere a disposizione le risorse che sarebbero necessarie e e che ha siglato un accordo discutibile per riprendere in mano un bene che era già suo (le concessioni autostradali) pagandolo con i soldi dei Cittadini ma, soprattutto, evitando che chi potrebbe essere condannato per responsabilità per il crollo debba “pagare troppo” e di tasca propria come sarebbe giusto che fosse.
In mezzo a tutto questo le cerimonie, i ricordi, i discorsi e le commemorazioni, doverosi ma che non leniscono il dolore e non evitano che simili tragedie possano ripetersi perché, sino ad ora, il messaggio che passa resta quello che chi causa morti, feriti e distruzione, a quattro anni dall’evento ancora non ha neppure iniziato a pagare il suo debito con la collettività.
I genovesi, gli italiani tutti, nel frattempo restano come quel furgone bloccato a pochi metri dal baratro, confuso e incredulo e incapace di avanzare.