Genova – Al via questa mattina, a Palazzo di Giustizia, il processo per l’omicidio di Alice Scagni, la ragazza uccisa a coltellate per strada, nel maggio 2022, dal fratello Alberto.
L’uomo, 43 anni, è stato giudicato semi infermo di mente dai periti del Tribunale che hanno però confermato che è in grado di sostenere e capire il processo che lo vede imputato di omicidio premeditato.
E proprio sulla capacità di intendere e volere si scontreranno difesa e accusa poiché si tratta di un punto nodale per l’esito del processo.
La difesa, sostenuta dalla famiglia, intende dimostrare che Alberto Scagni è totalmente infermo di mente e si sarebbe potuta evitare la morte della sorella Alice se fossero state ascoltate le ripetute e richieste di aiuto e di intervento rispetto alle condizioni psichiatriche dell’uomo che sono andate via via peggiorando.
Il giorno prima dell’omicidio il padre di Alice e di Alberto aveva più volte chiamato le forze dell’ordine per segnalare che il figlio aveva minacciato di morte l’intera famiglia.
Richieste rimaste senza seguito e che potrebbero aver avuto un peso nella tragedia.
Non a caso, a giorni, si dovrebbe aprire un altro processo legato alla morte di Alice Scagni, quello agli agenti di polizia, agli assistenti sociali e al personale del centro di igiene mentale che la famiglia Scagni accusa di mancato intervento.
Oltre alla telefonata di richiesta di aiuto poche ore prima dell’omicidio, infatti, la famiglia Scagni porterà anche il contenuto di ben 63 telefonate fatte al centro di igiene mentale per chiedere un intervento urgente sull’uomo che poco tempo dopo uccise a coltellate, per strada, la sorella.
I giudici, oltre a valutare lo stato mentale dell’assassino al momento del delitto, dovranno pronunciarsi sull’operato delle molte persone che conoscevano la situazione e forse potevano evitare la tragedia.