palazzo di Giustizia Tribunale GenovaGenova – Avrebbero truffato decine di famiglie provenienti dal Sud America promettendo di poter trovare documentazione necessaria ad ottenere la cittadinanza italiana. La Polizia di Stato ha arrestato due giovani donne di 31 e 33 anni che sono accusate di un raggiro nel quale sono caduti molti immigrati di origine sudamericana che pensavano di avere un antenato proveniente dall’Italia o che sono stati convinti di poterne “avere” uno in cambio di cospicue somme di denaro.
Le due organizzavano incontro in uffici messi a disposizione da veri avvocati – la cui posizione è al vaglio degli inquirenti – in modo da convincere i truffati della veridicità della loro attestata professione di avvocati o di mediatori di importanti uffici.
Dopo aver convinto al pagamento di somme di denaro anche ingenti promettevano ai truffati di fargli avere la cittadinanza italiana o la documentazione necessaria per ottenerla. Le vittime del raggiro scoprivano troppo tardi che le promesse erano in realtà truffe vee proprie e faticavano a denunciare temendo di passare dei guai.
arresta due donne ritenute responsabili di aver truffato diverse decine di cittadini sudamericani fingendosi avvocatesse e proponendo, dietro compenso, pratiche per il riconoscimento della cittadinanza, del tutto false.
L’indagine ha permesso di evidenziare come gli incontri tra le donne ed i “clienti”, per ingenerare negli stessi il convincimento della veridicità della pratica amministrativa, in alcune circostanze avvenivano nei pressi della Prefettura o del Tribunale, ma molto più spesso all’interno di falsi studi professionali riconducibili ad avvocati.
In particolare le due donne affittavano apposite location (studi professionali affittabili ad ore), in quartieri genovesi di prestigio, luoghi con reali postazioni di lavoro e addetti alla reception che ricevevano gli ignari clienti e li indirizzavano dagli “avvocati”, che firmavano gli atti rilasciati come avvocati di uno Studio Legale e Tributario Associato.
Le due indagate, per raggiungere i loro scopi, utilizzavano carte intestate a uffici ministeriali e timbri istituzionali falsificati, elementi che, uniti ai finti studi legali, inducevano in errore molte persone, procurando per le due indagate un introito al momento in oltre 70.000 euro.
La più giovane delle due arrestate è stata sottoposta agli arresti domiciliari