Biblioteca Berio GenovaGenova – “Non c’è più voglia di lavorare”. Quante volte lo abbiamo sentito dire? E se invece, anziché la voglia, fossero diritti e tutele a mancare?
Oggi, sabato 24 febbraio 2024 nella Biblioteca Berio di Genova (via del Seminario 16) ci sarà la sociologa Francesca Coin, autrice del saggio “Le grandi dimissioni. Il nuovo rifiuto del lavoro e il tempo di riprenderci la vita (Einaudi, 2023). L’appuntamento è alle 17 nella Sala Chierici per l’incontro “Non c’è più voglia di lavorare”, organizzato dal collettivo Generazione P e dalla Comunità di San Benedetto al Porto. L’ingresso è libero, sino a esaurimento posti.
La sociologa Francesca Coin, docente in Svizzera, è un’esperta di lavoro e diseguaglianze sociali. Nel suo saggio “Le Grandi dimissioni” analizza questa tendenza del tutto inattesa e mostra come dimettersi significa non solo impedire alle condizioni di sfruttamento di deteriorare salute e relazioni, ma anche riconquistare il tempo per vivere.

«Negli ultimi anni abbiamo avuto diverse occasioni per chiederci se la vita che stiamo vivendo è quella che vogliamo vivere», scrive Coin. «Per molti la risposta è stata no. Questo perché è cresciuta l’indisponibilità a sottostare a regole vessatorie e tossiche che numerosi contesti lavorativi impongono».

A dialogare con Francesca Coin sarà un panel tutto al femminile: Ornela Casassa, attivista di Generazione P; Biancamaria Furci, attivista; Maria Pia Scandolo, segretaria politiche di genere di CGIL Liguria. Modera la professoressa Luisa Stagi, docente di sociologia dell’Università di Genova.

«Le grandi dimissioni per le donne non sono una novità», commenta Ornela Casassa, ingegnera di 29 anni, attivista di Generazione P. «In Italia una donna su cinque lascia il lavoro dopo la nascita del primo figlio. Dopo il secondo figlio l’occupazione femminile scende al 56,1%. Questo perché il bilanciamento tra vita lavorativa e vita familiare sembra impossibile, perché gran parte del carico familiare ricade ancora sulle donne e il welfare non è minimamente sufficiente».
Secondo il dossier della Camera dei Deputati “L’occupazione femminile” (2023) il tasso di occupazione femminile in Italia è il più basso tra gli Stati dell’UE: 14% sotto la media. In Italia il tasso di occupazione delle donne tra i 20 e i 64 anni è infatti del 55%, mentre il tasso di occupazione medio nell’UE è del 69,3%.
Secondo i dati dell’Ispettorato del lavoro, nel 2022 le lavoratrici mamme che hanno lasciato il lavoro sono più di 44mila: il 73% del totale delle dimissioni tra i neogenitori. Le dimissioni delle donne sono in crescita del 18,7% rispetto al 2021; in 10 anni le dimissioni delle lavoratrici mamme sono più che raddoppiate.

Dopo i primi eventi di denuncia e raccolta di testimonianze di precariato e sfruttamento (come l’incontro organizzato in piazza Don Gallo lo scorso giugno, “E ringrazia che lavori”), Generazione P e Comunità di San Benedetto provano quindi a stimolare il dibattito con delle proposte per una nuova concezione del lavoro, più etica e dignitosa.

«Questa nuova etica del lavoro è necessaria per chiunque, ma fondamentale per le donne», commentano gli attivisti e le attiviste di Generazione P. «Ancora oggi le donne si ritrovano spesso a dover decidere se dedicarsi al lavoro di cura in casa, con una conseguente mancata indipendenza economica e di relazione, oppure sacrificare la vita al lavoro senza neppure la certezza che questo possa migliorare le proprie condizioni economiche e sociali. Dobbiamo assolutamente ripensare il lavoro per consentire una doppia realizzazione: dal punto di vista familiare e professionale».