Paolo Emilio SignoriniGenova – E’ durato meno di 4 ore, a Palazzo di Giustizia, l’interrogatorio dell’ex presidente dell’autorità portuale Paolo Emilio Signorini, in carcere dallo scorso 7 maggio per le indagini sul presunto giro di mazzette e favori che ha portato all’arresto del presidente della Regione Liguria Giovanni Toti, del suo capo di Gabinetto Matteo Cozzani e dell’imprenditore portuale Aldo Spinelli. Meno della metà della durata dell’interrogatorio al presidente della Regione Liguria anche perché sembra che le risposte date ai magistrati siano state piuttosto rigide e limitate nell’esposizione dei fatti e senza aggiungere nulla a quanto già nelle mani dei magistrati che indagano sul caso.
Signorini ha ammesso di aver tenuto un comportamento “non appropriato” nei confronti della situazione ma ha negato con forza che dietro il rapporto tra lui e Spinelli, definito più volte “un amico” ci sia stato un giro di dazioni per corruzione.
Signorini ha ammesso i viaggi a Montecarlo con accompagnatrici diverse, ha ammesso i soggiorni negli hotel di lusso con servizi aggiuntivi sempre saldati da Spinelli ed avrebbe ammesso anche le dazioni di denaro in fiches ma senza che questo abbia turbato o influenzato le sue decisioni, sempre improntate al benessere e allo sviluppo del Porto e dei Terminal.
Affrontata anche la questione dei 13mila euro che una delle accompagnatrici avrebbe “prestato” a Signorini impegnato nella organizzazione del matrimonio della figlia.
Usati per pagare l’organizzazione e restituito a seguito di una grossa vincita al casinò. Tutto dimostrabile e senza “lati oscuri” almeno secondo la ricostruzione di Signorini.
Ora la difesa dell’ex presidente dell’autorità portuale, potrebbe richiedere un alleggerimento delle misure cautelari che tengono in carcere Signorini ormai da settimane.