Genova – “Che fine ha fatto il cucciolotto caduto nel giardino di un privato cittadino e prelevato dalla vigilanza ambientale della Regione Liguria? A chiederselo gli Ambientalisti genovesi che intendono fare chiarezza su un intervento avvenuto presso il giardino privato su cui si affaccia un condominio.
Il piccolo è caduto nella proprietà privata di via Tanini, nel quartiere di Borgoratti, e poiché nessuno si trovava in casa per aiutarlo, dal condominio sarebbe partita una chiamata che, invece di portare al salvataggio del cucciolo, potrebbe averlo condannato a morte.
“Era un cucciolo, un “pigiamino” – spiegano gli Animalisti Genovesi – così vengono chiamati i piccoli di cinghiale, perché Madre Natura ha pensato che devono essere protetti in tenera età, le striature li mimetizzano con i colori del sottobosco. Ieri è caduto in un giardino privato, i proprietari non c’erano, le persone del palazzo hanno allertato i vigili e gli Agenti ambientali faunistico regionali, “pensando” che lo riportassero da dove era caduto, perché potesse ricongiungersi con la madre, fratelli e sorelle, o magari curarlo”.
L’animale è stato prelevato e ora gli Animalisti si domandano che fine abbia fatto, con il sospetto, che possa essere stato abbattuto.
Per questo motivo chiedono ufficialmente notizie e informazioni riguardo l’intervento e, poiché l’animale si trovava in una proprietà privata senza situazioni di evidente emergenza, chiedono anche se siano stati avvisati i proprietari del giardino e se il personale che è intervenuto sia stato autorizzato o meno ad entrare.
La disputa rischia di proseguire in Tribunale poiché gli ambientalisti intendono accertare se la procedura si sia svolta “a norma di legge” considerando che non c’era nessuna emergenza e forse l’animale poteva essere recuperato in modo diverso.
Le normative, infatti, vietano la reinmissione in natura ed il cucciolo – a rigor di legge – non avrebbe potuto fare ritorno a spazi liberi come un bosco ed inoltre l’emergenza peste suina vieta lo spostamento in altre zone.
Le possibilità che l’animale sia stato soppresso, come sempre più spesso accade, sono molte.
Da sempre gli attivisti ambientalisti criticano le politiche di abbattimento e spingono perché le amministrazioni pubbliche affrontino l’emergenza cinghiali con interventi incruenti e orientati alla denatalità progressiva. Ovvero la distribuzione di alimenti contenenti farmaci anti fecondativi che impediscono la nascita di cuccioli.
Stagione dopo stagione, con la naturale riduzione delle nascite e le morti degli esemplari più vecchi, il numero degli ungulati tornerebbe alla nomalità invece di incrementare in continuazione