Genova – Sono diverse e procedono in parallelo, contemporaneamente, le indagini sulla rivolta in carcere avvenuta il 5 giugno scorso nel centro di Marassi.
I 4 detenuti accusati di aver violentato e torturato un detenuto di appena 18 anni sono stati trasferiti in altri carceri e “divisi” e per loro sono scattate accuse molto pesanti per aver provocato ustioni sul poveretto, per averlo “marchiato” con ferri arroventati sui fornelletti a gas e per averlo brutalizzato con il manico di una scopa.
Torture che potrebbero essere andate avanti per giorni stando alla testimonianza di un compagno di cella risultato estraneo ai fatti e che avrebbe riferito che il ragazzo veniva picchiato con saponette avvolte negli asciugamani e colpito in zone poco “visibili” in modo che le guardie carcerarie non si accorgessero dei segni.
Il giovane sarebbe anche stato tenuto senza mangiare per giorni e sarebbe stato “preso di mira” perché accusato di essere un pedofilo, circostanza non vera considerato che era in cella per una rapina e che non risultano condanne o accuse per pedofilia e neppure per reati sessuali.
Incomprensibile, dunque, al momento, il motivo che ha spinto i 4 detenuti a torturarlo e seviziarlo al punto che – secono le ricostruzioni ancora al vaglio degli inquirenti – il carcere si sarebbe rivoltato sapendo delle torture e dell’apparente silenzio su quanto avveniva ormai da giorni nel carcere.
Nel frattempo proseguono anche le indagini sul mancato intervento di chi sarebbe preposto al controllo dei detenuti e su quanto avvenuto il 5 giugno scorso quando decine di carcerati hanno dato vita ad una rivolta che avrebbe potuto causare una tragedia.
Il giovane seviziato è ancora in ospedale, con ustioni terribili e cicatrici che non andranno mai via e attende un intervento chirurgico per cercare di eliminare o ridurre alcuni dei segni più umilianti che gli sono stati inflitti.
Una vicenda che riapre la discussione sulla condizione delle carceri italiane dove spazi angusti, strutture inadeguate per i tempi e personale gravemente sotto organico sono la miscela esplosiva che sempre più spesso causa suicidi, atti di violenza e rivolte.