Genova – Si era raccomandato con gli insegnanti del figlio di non perderlo d’occhio nemmeno un secondo “perché poteva cercare di fuggire” il padre del bambino di 7 anni caduto dal terrazzo del secondo piano della scuola De Amicis di Voltri.
Lo ha confermato agli inquirenti che indagano sull’episodio dopo che la Procura di Genova ha aperto un fascicolo di indagine, per ora contro ignoti, con l’ipotesi di accusa di “abbandono di minore”.
Il padre è in ansia per il figlio, ricoverato in condizioni critiche ma stabili, all’ospedale Gaslini e chiede che venga fatta giustizia per il bambino ma anche perché l’episodio sia di monito a tante altre situazioni presenti in quasi tutti gli istituti d’Italia dove il numero di studenti con disabilità più o meno gravi è in continuo aumento e dove gli insegnanti di sostegno mancano e vengono assunti con contratti precari e il personale scolastico sembra sempre più un “miraggio”.
L’uomo alterna visite al figlioletto, in coma in un letto, a quelle alle forze dell’ordine, nella speranza che siano emerse delle novità su quanto avvenuto. Delle “spiegazioni” al fatto che i piccolo possa aver raggiunto il terrazzo della scuola, che non doveva essere accessibile e sia precipitato senza che nessuno fosse presente alla scena.
E proprio su questi passaggi si stanno concentrando le verifiche degli inquirenti visto che sembra che l’insegnante di sostegno del piccolo fosse assente per malattia o altro e che non è ancora chiaro chi la sostituisse e chi, insomma, avrebbe dovuto vigilare sul bambino .
Una “catena” di responsabilità che potrebbe rivelare la fragilità organizzativa della scuola tutta, dove presidi “amministratori” potrebbero essere più impegnati a far quadrare i conti, compreso il dover spalmare le ore si “sostegno” agli studenti con disabilità o particolari necessità di supporto negli studi, che a pianificare e raggiungere i risultati “qualitativi” dell’insegnamento.
Un dubbio più volte espresso dai genitori degli studenti con disabilità e necessità speciali alle prese con un sistema che sembra mostrare segni sempre più evidenti di inadegatezza per gli scarsi mezzi messi a disposizione più che per specifiche responsabilità personali.
Un meccanismo inceppato che, invece di fermarsi e chiedere con forza una riparazione, continua a cercare di andare avanti con sempre minori risorse da dedicare a chi ne ha davvero bisogno: gli studenti tutti.