Genova – Lo sfratto delle 58 persone che ancora vivono nell’ex Casa Raphael è ormai inevitabile e il Comune ha assicurato che verranno trovate soluzioni “temporanee” per chi non avrà ancora trovato una sistemazione.
Improbabile il “lieto fine” per le famiglie con bambini e persino per una suora disabile, che ancora resistevano nella struttura, venduta ad un privato, con la sentenza di sfratto come una sorta di spada di Damocle.
Trattative e tentativi sembrano definitivamente ed anche se le 58 persone sperano ancora in un “miracolo” è improbabile che domani l’ufficiale giudiziario possa rinviare l’esecuzione dello sfratto e disporre l’allontanamento delle famiglie che non hanno trovato una sistemazione diversa.
Una brutta storia che vede oggi uno spiraglio, pur minimo, di “luce” visto che l’amministrazione comunale, attraverso gli assessorati al Welfare, alla Protezione civile, Ambiente, Politiche della Casa e Sicurezza ha attivato i Servizi sociali che sono pronti ad attivare le soluzioni residenziali – purtroppo solo temporanee – nella fase transitoria, fino all’individuazione del percorso e della presa in carico degli occupanti con le istituzioni di competenza, a seconda delle situazioni.
Domani, in via Byron, saranno presenti Media e i rappresentanti del Sunia, il sindacato degli inquilini, che da tempo chiedono alle istituzioni (Comune, Prefettura, Questura) di trovare una soluzione che non lasci le persone “in mezzo ad una strada”.
Forti perplessità da parte di chi, per tanti anni, ha frequentato Casa Raphael, le attività organizzate e le suore che la gestivano e che sono state “trasferite”. Nel quartiere rappresentava un’oasi felice, un supporto per le persone in difficoltà ed un punto di riferimento per molti.
“Spiace che nessuno sia intervenuto in aiuto – lamentano – in molti dovrebbero farsi un esamino di coscienza e domandarsi se, davvero, è stato fatto tutto quello che era possibile per salvare Casa Raphale”.
























