Genova – La Vespa killer velutina torna a far danni nel capoluogo ligure e la lotta al pericoloso insetto, flagello delle api e della biodiversità, resta “al palo”.
Cresce di giorno in giorno il numero delle segnalazioni di avvistamenti della vespa velutina ma, nonostante l’emergenza riguardi ormai anche il centro abitato, non c’è notizia di interventi preventivi o di contrasto e la “difesa” del territorio sembra delegata unicamente al volontariato (pochissimo e senza mezzi) e alla libera iniziativa degli apicoltori che hanno anche le “armi spuntate” dalla burocrazia.
Il pericoloso calabrone asiatico è segnalato da ponente a levante, dai Parchi di Nervi dove presidia i giochi dei bambini, fino all’estremo ponente dove divide il territorio con un altro insetto “alieno”, la cosiddetta vespa orientalis che dal sud Italia si sta espandendo in tutta Italia viaggiando per nave ma anche per l’effetto della mutazione climatica che surriscalda l’ambiente e ha già spinto le tartarughe marine del genere Caretta caretta a nidificare in Liguria dove prima non se ne aveva notizia dall’alba dei tempi.
I primi a risentire dei danni causati dalla diffusione della vespa velutina sono gli apicoltori, soprattutto quelli “hobbisti” che allevano le api per diletto e per mangiare il miele auto-prodotto ma che non dispongono delle somme ingenti necessarie per difendere i propri apiari (l’area che ospita le arnie con le api).
L’insetto stringe d’assedio la città a partire dalle zone più verdi e “periferiche” e, cibandosi di api, devasta gli allevamenti, sterminando intere colonie di insetti impollinatori, sempre più rari e importanti per l’ambiente.
La Vespa velutina assedia gli allevamenti di api a Nervi, Quinto, Quarto, Borgoratti, Apparizione, San Martino, Quezzi, Marassi alta, in gran parte della ValBisagno, a Castelletto ed in particolare sulle alture, a Oregina, San Teodoro, a Sampierdarena, Cornigliano, Sestri Ponente e Pegli ed è stata recentenente segnalata anche in Val Polcevera, dalla zona di Coronata sino a Serra Riccò e, Mignanego.
Ma recentemente le vespe velutine sono state segnalate anche nei Giardini di Quinto, alla Valletta Cambiaso ad Albaro e persino nella centralissima corso Torino dove assediano uno sciame di api che si è insediato nel tronco cavo di un albero del viale.

Un’ emergenza largamente sottostimata dalle istituzioni che, a livello locale e regionale, non sembrano particolarmente sensibili all’argomento anche se dalla vicina Francia – dove la vespa asiatica è ormai endemica e presente da oltre 15 anni – si registrano morti e danni sempre più gravi all’agricoltura sia per la riduzione dell’opera di impollinazione delle api e degli altri insetti impollinatori di cui si nutre la velutina e sia perché l’insetto, in alcune fasi del suo ciclo vitale, si nutre di sostanze zuccherine e attacca alberi da frutta e persino gli acini dell’uva con cui si fa il vino.
Per comprendere la gravità della situazione, basti pensare che, lo scorso anno, quando furono trovati ben 10 nidi di valutina solo nella città di Genova, esisteva un unico “gruppo di intervento” addetto alla distruzione dei nidi ed era composto da un solo volontario che avrebbe dovuto intervenire nel tempo libero, su tutto il territorio provinciale, da Deiva Marina a Cogoleto, con un rimborso spese di circa 50 euro a nido distrutto. Ad oggi, a quanto risulta alla Redazione di LiguriaOggi.it, la situazione è la stessa e nulla è cambiato da un anno a questa parte.
Alle associazioni degli apicoltori, disperate, era stato promesso un intervento a riguardo ma, ad oggi, non è intervenuto alcun cambiamento e addirittura gli apicoltori che hanno frequentato il corso regionale per diventare neutralizzatori certificati, non possono intervenire per “un problema burocratico”.
La lotta alla Vespa velutina era iniziata, in Liguria, nella zona di Imperia, con il progetto europeo Stop Velutina che, anche grazie ad un finanziamento da 2,5 milioni di euro (in gran parte spesi per un radar anti velutine che ha presentato diversi problemi), che ha permesso di creare squadre di neutralizzatori che hanno fatto strage di nidi, arrivando a distruggerne centinaia ogni anno sino al 2019 quando la “misura” si è esaurita e nessuno l’ha più riproposta.
Il bagaglio di informazioni e di preparazione dei neutralizzatori si è in gran parte disperso restando attivo solo grazie alla dedizione e alla coraggiosa opera di alcuni apicoltori ed operatori che sono rimasti come volontari.
La Regione Liguria, dopo la fine del proggetto europeo Stop Velutina, ha delegato al Parco regionale delle Alpi Marittime, con sede in provincia di Imperia, il difficile compito di coordinare tutte le iniziative di lotta ma, nei fatti, non sembra aver disposto le risorse necessarie ad una guerra che era apparsa impari con fondi da milioni di euro.

Le tecniche di lotta alla Velutina e i problemi con la burocrazia
La lotta alla vespa velutina, conosciuta anche come “calabrone asiatico” si combatte da anni in Spagna, in Francia e ora anche in Italia dove l’insetto è “entrato” dalla Liguria per espandersi velocemente a parte del Nord Italia.
Le armi contro le vespe velutine ci sarebbero ma mancano i fondi per usarle, le autorizzazioni e persino – incredibile a dirsi – la mancata iscrizione della vespa velutina tra le specie che possono essere oggetto dell’uso di antiparassitari specifici.
“E’ il caso del cosiddetto “cavallo di troia” – raccontano in forma anonima gli apicoltori – e che, al momento, per quanto discusso, resta uno dei sistemi più efficaci a disposizione.
Si tratta di catturare degli esemplari di Vespe velutina in caccia e, avendo cura di non danneggiarle, di posare una goccia di un prodotto insetticida sulla schiena dell’animale per poi liberarlo.
L’insetto torna volando sino al nido e per effetto di un comportamento sociale – le vespe si “puliscono” tra loro e si passano sostanze nutritive – diffondono il principio attivo a tutta la colonia e si avvelenano letteralmente l’una con l’altra. In Francia e Spagna è molto usato ma in Italia è proibito”.
Una soluzione mirata e, tutto sommato, facile da mettere in campo ma che, attualmente, fa correre a chi la usa concreti rischi di sanzioni e multe da capogiro.
La motivazione rasenta il grottesco: il principio attivo dell’insetticida non è registrato per l’uso sulle velutine e quindi non può essere usato per quello scopo.
Per intendersi, lo stesso principio è presente nei prodotti che si usano per difendere cani e gatti da pulci e zecche ma gli apicoltori non possono usarlo per combattere le velutine che gli distruggono interi allevamenti. Con danni economici che ricadono sulla collettività.
Sono stati fatti diversi tentativi per superare il problema, ma senza esito.
“Il principio attivo è prodotto normalmente per un uso diverso – spiegano ancora gli apicoltori e quindi non occorre nessuna ricerca o studio costoso. E’ già tutto pronto. Solo che la registrazione per uso in apicoltura ha un costo rilevante (pare centinaia di migliaia di euro) e le case produttrici non intendono spenderli per un mercato che certamente non coprirebbe neppure le spese. Siamo vittime di un circolo vizioso cui solo la politica potrebbe rimediare”.
L’espansione della Vespa velutina in Liguria
Gli apicoltori della Liguria combattono ormai da anni con la vespa velutina che ha invaso la nostra regione a partire dalla zona di confine con la Francia.
L’insetto ha poi esteso il proprio dominio nella zona di Imperia, dove è stata eroicamente combattuta con migliaia di nidi distrutti con i fondi del progetto Stop Velutina che ha però esaurito i fondi nel 2019 con abbondante contorno di polemiche per la realizzazione di un radar costato quasi due milioni di euro e che però non “vede” l’insetto se vola tra gli alberi dove costruisce la maggior parte dei nidi.
La vespa è poi passata alla provincia di Savona e poi, curiosamente, sembra aver saltato la zona di Genova per “comparire” nello Spezzino, forse per i traffici via nave o trasportata su qualche camion.
Dalla provincia di La Spezia ha conquistato terreno sia in direzione della Toscana che verso Genova dove è ormai presente almeno da 3 anni.
La Vespa non conquista un territorio “apparendo misteriosamente” ma anche e soprattutto grazie alla mancanza di una adeguata strategia di lotta.
I nidi segnalati dalla popolazione e dagli apicoltori, infatti, se non distrutti in tempo, rilasciano nell’ambiente circostante, ad ogni finire d’autunno, centinaia di Regine feconde che vanno in letargo (diapausa) nell’inverno e, se resistono sino a primavera, emergono dal letargo e formano un nuovo nido.
Per ogni colonia non neutralizzata ne potrebbero nascere decine l’anno successivo, con una crescita esponenziale del fenomeno e dell’invasione
Le api si stanno estinguendo in Natura
In pochi sanno infatti che, in Natura, l’ape che tutti noi conosciamo (Apis mellifera) è praticamente estinta e restano quasi esclusivamente gli allevamenti “artificiali” degli apicoltori dai quali, ogni anno, “fuggono” un certo numero di sciami che possono in un certo senso tornare alla natura selvaggia ma nella maggior parte dei casi sono destinati a sopravvivere per un ciclo annuale per poi soccombere a causa dell’arrivo, negli anni 80 di un altro insetto killer ampiamente sottovalutato, la varroa distructor, un parassita proveniente dall’Asia che si è diffuso a macchia d’olio in tutta Europa, decimando gli allevamenti e distruggendo quasi completamente gli insetti che vivevano allo stato naturale.
Salvo rarissimi e quasi leggendari casi, infatti, in assenza di trattamenti anti parassitari (obbligatori per legge in tutti gli apiari gestiti) le colonie di api che naturalmente si allontanano per sciamatura dagli apiari, muore nel giro di un anno o due.
Appare quindi evidente l’importanza del ruolo degli apicoltori, specialmente quelli “hobbisti”, che sono la maggior parte in Liguria, che spesso hanno a cuore più il benessere delle api che la produzione del miele, al punto di essere sbeffeggiati dai “professionisti” con la frase “allevano api e non fanno miele”.
Senza la gestione umana dell’allevamento delle api, infatti, l’insetto, almeno in Italia, sarebbe praticamente estinto con le ripercussioni facilmente immaginabili su agricoltura e biodiversità considerando l’importante ruolo dell’ape nell’impollinazione dei fiori per la produzione dei frutti ma anche per la propagazione delle piante.
La battaglia contro la vespa velutina a Genova
Questi i nidi ritrovati (sino ad ora) nell’area del Comune di Genova:
Nido di Vespa velutina a Quarto Castagna (segnalato il 14 ottobre)
Nido di Vespa velutina a Mignanego (segnalato il 2 ottobre – ancora attivo)
Nido di Vespa velutina a Genova Sant’Ilario (segnalato settembre 2025)
Cosa fare se si avvista un nido o una vespa velutina
La lotta alla Vespa velutina, in assenza di un vero e proprio organismo di controllo, resta in gran parte affidata alla buona volontà dei Cittadini.
Lo scorso anno, a Genova, sono stati trovati ben 10 nidi e per la quasi totalità su segnalazione diretta di persone che, guardando gli alberi, hanno visto i nidi e hanno avvisato le autorità competenti.
Chi avvista un nido o una vespa dovrebbe inviare una segnalazione all’indirizzo email [email protected] ed attendere la risposta di chi è preposto ad intervenire.
Sfortunatamente, però, apicoltori e volontari segnalano una certa mancaza di trasparenza e, dopo la segnalazione, di una quasi totale assenza di informazioni come le tempistiche di intervento o anche solo quando e SE il nido è stato distrutto.
Nella maggior parte dei casi, poi, per esigenze legate al corretto intervento, il nido non viene rimosso e spesso i Cittadini non hanno modo di sapere se l’intervento è stato fatto oppure no.
Per questo, comitati come quello degli Amici delle Api o della pagina Facebook “Vespa velutina a Genova e provincia” invitano chi avvista nidi e vespe a segnalare anche alle pagine e all’indirizzo [email protected] e postando foto e filmati sulle pagine social



























