Renata Briano, Europarlamentere S&D
Renata Briano, Europarlamentere PD

“Dopo gli attentati di Parigi in Europa ci siamo ritrovati a vivere una situazione impensabile. Dobbiamo reagire con una politica estera e di difesa comune. In estrema sintesi: serve più Europa”. L’europarlamentare PD Renata Briano legge così la situazione venutasi a creare nel Vecchio Continente, tra la paura del terrorismo, le iniziative di risposta dei singoli Stati e Bruxelles blindata. “Troppo spesso ogni Paese ha agito in maniera autonoma – ha spiegato Renata Briano – mentre servirebbe una politica comune sul piano diplomatico e sul piano della difesa che renderebbe tutti più forti. Servirebbe anche un esercito unico europeo”.

Le armi e la guerra come unica soluzione e risposta al terrorismo? “Credo che solo nei casi limite si debba ricorrere all’uso della forza. Penso ad esempio che i partigiani non avessero altra scelta che impugnare le armi per liberare l’Italia dal nazifascismo – ha osservato l’eurodeputata -. Credo che si debba condannare ogni forma e ogni atto di terrorismo, senza ‘se’ e senza ‘ma’. Purtroppo però l’ennesima guerra che è già iniziata in Medio Oriente avrà come effetto principale quello di generare altra sofferenza e altro odio, finendo per alimentare una drammatica spirale di violenza”.

“Le armi più potenti per combattere il terrorismo – ha aggiunto Briano – sono la solidarietà, la pace, l’accoglienza, la cultura e la tolleranza. Forse sono le armi più difficili da imbracciare in questo momento, ma sono le uniche con le quali possiamo vincere tutti”. “Per essere davvero coerenti con questo messaggio – ha concluso l’europarlamentare PD – dovremmo innanzitutto dire stop alla vendita di armi militari e rafforzare in un unico coordinamento l’intelligence europea”.

E proprio sul tema della solidarietà Renata Briano vuole rispondere in maniera netta a chi propone di fermare l’accoglienza dei profughi: “E’ sciacallaggio politico! I profughi sono esseri umani che fuggono proprio dalla guerra o da situazioni di estrema povertà. Certo, servono controlli stretti sulle persone in arrivo, ma questo non significa stoppare l’accoglienza”.