Boston – Il virus da epatite C Hcv non colpisce solo il fegato, ma, in caso di prolungata permanenza nell’organismo, può provocare infiammazioni e causare altre patologie. Di questo e dei possibili rimedi si è discusso alla Croi (Conference on retrovirus and opportunistic infections) di Boston. “Tre pazienti su quattro, con un’infezione cronica da virus C, possono andare incontro a una serie di complicanze – spiega Giuliano Rizzardini, responsabile della Divisione 1 di malattie infettive all’ospedale Sacco di Milano – come crioglobulinemia, linfomi, diabete, problemi cardiovascolari o danni renali più facilmente rispetto a chi non ce l’ha. Eliminando il prima possibile il virus, si possono anche prevenire o controllare queste situazioni”. Per combattere questi e altri effetti collaterali del Virus Hcv già esistono nuovi farmaci. L’Agenzia Italiana del Farmaco ha previsto una prima trance per curare i 50 mila pazienti affetti dalle forme più gravi di fibrosi al fegato e cirrosi già dal gennaio 2015, ma la comunità scientifica preme facendo notare che un trattamento nella fase precoce della malattia porterebbe a risultati più efficaci. “Pazienti con epatite C e con alterazioni degli zuccheri del sangue (anticamera del diabete, ndr), se trattati con farmaci antivirali, mostrano un miglioramento impressionante di tutti i parametri metabolici” , afferma Andrea Gori, infettivologo all’Ospedale San Gerardo di Monza e all’Università Milano Bicocca. Ad oggi esistono farmaci per curare l’epatite c con terapie tra i 3 e i 6 mesi, con meno effetti collaterali rispetto al passato. Un esempio? Farmaci antivirali col cosiddetto schema 3D (in quanto comprensivi di 3 nuove molecole) possono fare a meno della ribavirina, che ha effetti dannosi sui reni. Il problema è che questi nuovi farmaci contro l’epatite c hanno dei costi elevati. Tuttavia, anche non mettere in commercio farmaci migliori ha dei costi indiretti che non possono essere ignorati. “Chi si occupa di spesa sanitaria pubblica — spiega il professore di Malattie Infettive all’Università di Roma Tor Vergata Massimo Andreoni — deve considerare il prezzo dei nuovi anti-epatite C, ma deve tenere conto anche del peso, in termini economici, delle malattie correlate all’infezione da Hcv”. Banalmente, “Una persona guarita non infetta gli altri”, come ben sintetizzato da Carlo Federico Perno, virologo all’Ospedale Spallanzani di Roma. “Il trattamento anti-Hcv è complesso – conclude Mark Sulkowoski della Johns Hopkins University di Baltimora – perché il virus muta e replica in tempi rapidi. Ecco perché le formulazioni di farmaci devono essere capaci di aggredirlo in più punti contemporaneamente”.