Genova – Una mattinata di discussione sui beni confiscati alla mafia quella di oggi, con particolare attenzione al tema dei beni immobili confiscati alla famiglia Canfarotta, di cui il Comune potrebbe richiedere la disponibilità.
Il sequestro, che risale al 2014, comprende 115 unità immobiliari, di cui 96 sul territorio genovese e 45 nel centro storico, in particolare nella zona della Maddalena. Su questi ultimi immobili il Comune ha affidato uno studio alla società “Ri.geNova” al fine di valutare le possibilità di reimpiego delle strutture.
Al tavolo di discussione hanno presenziato le commissioni III sul Bilancio e la Commissione VII sul Welfare alla presenza del presidente Cristina Lodi (Pd) e dell’assessore alla Legalità Elena Fiorini, la quale ha riferito sui risultati dello studio di Ri.geNova.
“Si tratta perlopiù di unità immobiliari molto piccole, monolocali o minuscoli magazzini di bassissimo valore commerciale – ha chiarito l’assessore Fiorini – e l’organizzazione criminale aveva trovato utile, per le sue attività illegali, entrare in possesso di immobili degradati all’interno di aree degradate. L’aumento dell’illegalità dovuto alle attività dei Canfarotta aveva a sua volta generato ulteriore degrado”.
La perizia sugli immobili, a cura della Fondazione San Paolo, è costata 14mila euro e ha portato alla luce uno scenario problematico problematico, soprattutto perchè gran parte delle unità immobiliari sono sparse sul territorio oppure si trovano in palazzi diversi. Sono poi risultati molto pochi i locali adatti ad un reimpiego
“Raramente si trovano 3 o 4 immobili nello stesso stabile – ha sottolineato Elena Fiorini – e in molti casi i costi della ristrutturazione supererebbero il valore della proprietà, senza contare che spesso sono necessari, per risanare l’appartamento o il magazzino, interventi anche sul condominio”.
Tra i possibili usi degli immobili confiscati, valutati in base all’interesse sociale e ai finanziamenti necessari, ci sarebbero quelli di magazzino, laboratori, servizi per i residenti, commercio, alloggi per studenti, uffici, piccole strutture alberghiere. In tal senso, durante l’incontro in Sala Rossa sono intervenute alcune associazioni a vario titolo interessate al tema.
“Auspico possa esserci un altro incontro a breve – ha poi concluso l’assessore Fiorini – per dare impulso a un processo avviato e per seguirne lo sviluppo, perché purtroppo il processo di restituzione alla comunità dei beni confiscati è complesso, lento e farraginoso”.