Genova – Quarto giorno di scavi ininterrotti sui resti di ponte Morandi per cercare eventuali superstiti o i corpi di persone che ancora sono inserite nell’elenco dei dispersi. Il disastro del crollo del viadotto autostradale ha, al momento, un bilancio di 38 vittime e 16 feriti ma i soccorritori temono che sotto le macerie ci siano da un minimo di 10 ad un massimo di 20 persone ancora da trovare e con il passare delle ore le speranza di trovare qualcuno ancora in vita si riducono al lumicino.

Vigili del fuoco, squadre della protezione civile e nuclei cinofili si alternano senza sosta, con abnegazione eroica, tra le macerie di quello che è stato uno dei ponti autostradali più emblematici dell’Italia del boom degli anni ’60. Un ponte che si è sbriciolato per cause che sono ancora misteriose ed oggetto dell’inchiesta aperta dalla magistratura genovese.

Domani, sabato 18 agosto, i funerali di stato per le vittime del disastro già “ritrovate”. La cerimonia si terrà al padiglione Blu della Fiera di Genova e sarà presente anche il presidente della Repubblica, Sergio Mattarella.

Cerimonia che, però, sta suscitando alcune polemiche e molte delle famiglie delle vittime protestano e hanno già respinto l’invito della Prefettura che opera per conto del Governo centrale. Le persone che non vogliono i funerali di stato rifiutano “le passerelle politiche” dopo quello che è successo ed il probabile mancato controllo di chi avrebbe dovuto verificare che la costruzione crollata fosse sicura.
Un “no” alla politica a 360 gradi e non certo rivolto alla sola compagine di governo “attuale” visto che le responsabilità vengono da lontano.

Intanto, sul fronte degli sfollati, scesi a circa 600, si lavora per dare un’abitazione a chi l’ha persa e rischia di vederla abbattuta dall’ulteriore crollo di ciò che resta del ponte o dai lavori per la sua demolizione. Da lunedì 45 famiglie avranno un nuovo alloggio, trovato a tempo di record dal Comune di Genova che ha anche annunciato di avere la possibilità di offrirne altri 300 entro la fine dell’anno se il Governo finanzierà i lavori di ristrutturazione. Un risultato che sarebbe a dir poco “miracoloso” se fosse confermato anche se le associazioni degli inquilini e delle famiglie senza abitazione si domandano da dove “spuntino” le centinaia di appartamenti visto che il numero delle famiglie in graduatoria per avere una casa “pubblica” era decisamente corposa anche prima del crollo del ponte e le abitazioni “non c’erano”.