Genova – E’ polemica dopo la pubblicazione, e la successiva rimozione, di un tweet di Maurizio Gregorini, cultural services manager del Comune di Genova.

Nel cinguettio ad alto contenuto razzista e omofobo, il regista, sceneggiatore e docente di cinematografia ha scritto: “Vogliono i nostri figli tutti omosessuali, vogliono i nostri paesi islamizzati e africanizzati, vogliono decidere per tutti con la forza pur essendo una minoranza, pilotano magistrati e sentenze sempre a loro favore, corrompono ogni cosa che toccano. Chi sono?”.

Parole che non sono passate inosservate e hanno provocato l’immediata reazione di Alessandro Terrile, consigliere del Partito Democratico, che sulla sua pagina Facebook scrive: “Gregorini si vergogni e si dimetta. Secondo Maurizio Gregorini, Cultural Manager del Comune di Genova, esistono forze oscure in Italia che ‘vogliono i nostri figli tutti omosessuali, vogliono i nostri paesi islamizzati e africanizzati, vogliono decidere per tutti con la forza pur essendo una minoranza, pilotano magistrati e sentenze sempre a loro favore, corrompono ogni cosa che toccano’.

Poca importa se si riferisca alle forze di sinistra, alle demoplutocrazie, alle lobby giudaico massoniche, ce n’è abbastanza perché un civil servant tragga le conseguenze dell’incompatibilità del suo pensiero con il ruolo pubblico che ricopre.

Poco importa che dopo qualche minuto abbia cancellato il post discriminatorio e zeppo di insulti beceri.

Gregorini si dimetta, prima che l’assessore Grosso o il sindaco Bucci lo caccino da Cultural Manager della sesta città d’Italia”.

Anche Elisa Serafini, ex assessore alla Cultura, ha commentato il tweet di Gregorini scrivendo: “Deve aver partecipato a qualche incontro con quelli che dicevano che esistono sieri per far diventare gay i bambini”.

Il riferimento, chiarissimo, alla causa che l’ha vista vincitrice contro Giuliana Livigni, candidata alle comunali con la Lega.

Livigni, nel giugno del 2017, raccontava di un ipotetico video su YouTube dove l’assessore era ripresa mentre praticava iniezioni ai bambini per farli diventare omosessuali.

Le voci, dapprima diffuse on line, sono state ripetute verbalmente davanti a diversi testimoni. Questo è costato a Livigni un indennizzo di duemila euro che Elisa Serafini ha scelto di donare ad Arcigay finanziando un progetto dedicato al giorno della memoria.