coda via Barabino

Genova – La decisione sulla sospensione delle piste ciclabili in corso Italia è appena arrivato e  a gettare benzina sulle roventi polemiche avviate dal Municipio Medio Levante a seguito del traffico caotico nella zona, interviene anche la FIAB Amici della Bicicletta di Genova.
A scatenare ancora una volta il duro confronto tra favorevoli e contrari alle piste ciclabili le dichiarazioni di Romolo Solari, presidente dell’associazione che afferma che “Genova non è una città per auto” e si scaglia contro i provvedimenti varati dal Comune di Genova per favorire il commercio come i parcheggi gratuiti nelle aree blu.

“Ancora una volta si sospende la pista ciclabile di Corso Italia considerata unica imputata del traffico della zona, era già successo per il Salone Nautico ed abbiamo dimostrato con foto che le code si formavano ugualmente – scrive la FIAB – Stessa cosa avverrà in questi due giorni di sospensione e lo dimostreremo. Peraltro è sempre avvenuto nel periodo pre natalizio. Quello che vediamo in questi giorni è sosta selvaggia in ogni angolo attorno al nuovo supermercato, la gratuità dei posteggi che ha fatto affluire orde di auto in centro ed in generale in tutta la città, il solito tappo in corrispondenza della rotonda della Foce e Corso Marconi ma si da la colpa alla pista ciclabile”.

“Non vogliamo intervenire nella polemica tra maggioranza e opposizione che ha finito per aumentare la curiosità nell’apertura di un supermercato, fatto di per se banale. Ci aspetteremmo comunque che i nostri politici di maggioranza e di opposizione si occupassero della qualità della vita delle persone e non di queste cosa da repubblica delle banane come essere pro o contro un sepurmercato” ha dichiarato Romolo Solari, Presidente FIAB Genova.

“Ciò detto ormai è dimostrato: Genova non è una città adatta alle auto. Le strade sono strette, parcheggi non ce ne sono e dove ci sono 200 posti auto ne attirano 400. La sosta in doppia fila ormai è una prassi e quello che è più grave nei contatti che abbiamo avuto con diversi municipi, anche qui, sia di centro-destra che di centro-sinistra la sosta selvaggia per loro sembra una cosa ineluttabile. E’ questa la Genova che vogliamo? Facciamo appello agli esponenti di maggioranza ed opposizione che non vogliono una Genova brutta, inquinata ed assediata dalle auto, sappiamo che esistono. Non tutti infatti fanno dichiarazioni in Consiglio Comunale che lasciano rabbrividiti come quelle che abbiamo ascoltato recentemente quando si parlava di mobilità sostenibile”.

A rispondere all’associazione degli utenti e amici della Bicicletta, attraverso le pagine social di chi è invece contrario a questo tipo di piste ciclabili, realizzate sottraendo spazio al già caotico traffico cittadino, sono gli automobilisti e i residenti della zona che fanno notare che se la situazione di caos era limitata alle “giornate particolari” del Salone e delle manifestazioni speciali, dalla realizzazione del supermercato Esselunga – non previsto nei piani per l’istituzione delle piste e che non teneva conto, nei suoi progetti costruttivi, la presenza delle piste, il traffico è letteralmente impazzito per il forte richiamo della struttura commerciale in via Piave.
Si fa notare come i 215 parcheggi realizzati, già giudicati insufficienti dai residenti che protestavano all’approvazione del progetto, non riescono a ricevere il fortissimo afflusso e le auto mandano in tilt la viabilità della zona cercando un parcheggio.
Si fa inoltre notare che l’uso delle biciclette è limitato ad un numero assolutamente esiguo di persone e che non si può pretendere che la smart mobility si raggiunga “con la bacchetta magica” da un giorno all’altro.
Nel mettere in discussione la reale utilità del provvedimento, al momento si dovrebbe pensare ad una strategia di limitazione del danno invece che pensare che i genovesi che oggi restano imbottigliati nel traffico, abbandonino l’auto per passare tutti o comunque in buona parte all’uso della bicicletta.

“Le piste ciclabili sono deserte – spiegano i contrari – e nessuno ha ancora dimostrato, con dati reali e raccolti da enti terzi – che le piste ciclabili siano utilizzate da una fetta anche minima della popolazione, che rappresenti qualcosa di più di un numero decimale dopo una serie di zeri. Non si può pensare di tenere in ostaggio mezza Genova per trovare una sponda politica in una risicatissima minoranza di cittadini”.

Secondo residenti, automobilisti e chi portesta per il traffico nel caos: “si deve sospendere ad oltranza la pista ciclabile, in attesa che venga costruito il progetto per il suo spostamento sul marciapiede e la conseguente ridistribuzione dei flussi del traffico e si deve incentivare al massimo il trasporto pubblico con l’attivazione di un numero significativamente maggiore di corse lungo le linee che attraversano la zona.

“Solo con i bus – senza trasformarli in luoghi di contagio – spiegano i contrari alle piste ciclabili – si può pensare di convincere un numero realmente consistente di Genovesi a non usare le auto. Solo un pazzo può pensare che tutti coloro che abitano a Levante, da Albaro alla Foce, possano trasformarsi in ciclisti per accontentare qualche appassionato un pò troppo esaltato”.