Genova – “Come si concilia lo spostamento del Polo Petrolchimico di Multedo nel porto davanti a Sampierdarena se esiste il divieto di ormeggio nel Porto di Genova per le navi cisterna che movimentano prodotti petroliferi e petrolchimici e il divieto di localizzazione di stabilimenti insalubri e a rischio incidenti rilevanti?”. Se lo domandano i Comitati e le Associazioni che lottano contro il progetto di trasferire il Polo Petrolchimico dal quartiere di Multedo a meno di 300 metri dal Municipio di Sampierdarena e dalle abitazioni del quartiere.
Una domanda che fa sorgere il dubbio che, quella del progetto, sia solo una “trovata elettorale” per accontentare un quartiere cui sono state fatte delle promesse negli anni passati e che non ha visto realizzarne nemmeno una.
I Comitati hanno appreso con stupore e perplessità la decisione dell’autorità portuale di Genova di dare “luce verde” al progetto nonostante il parere negativo della propria commissione consultiva. Un “via libera” che si scontra contro Leggi nazionali e contro divieti che ben difficilmente potranno essere superati.
Associazioni, Comitati e Cittadini tornano a proporre l’unica soluzione che davvero eviterebbe il pericolo per la popolazione e la soluzione dei disagi subiti per decenni dal quartiere di Multedo: l’opzione Zero, ovvero lo spostamento degli impianti lontano dalle abitazioni come avvenuto in tutti i principali porti del Mediterraneo.
In una serie di osservazioni diffuse in queste ore l’architetto Giovanni Spalla, ex docente della Facoltà di Ingegneria dell’Università di Genova, autore del recupero di Palazzo Ducale ed ex consigliere regionale del PCI esprime i suoi dubbi:
“L’art 6, comma 1 dell’Ordinanza n.32 della Capitaneria di Porto di Genova del 2001, stabilisce il divieto di ormeggio nel Porto di Genova di navi cisterna per la movimentazione di prodotti petroliferi e petrolchimici, ancorché in transito. Aventi punti di infiammabilità inferiore si 61 gradi centigradi. Tale divieto non trova applicazione solo per il porto petroli di Multedo.
C’è da dire prima di tutto che è un atto della Capitaneria di Porto e non dell’Autorita’ di Sistema Portuale del MOL. E il Comitato di Gestione e’ un organo solo dell’Autorita’ di tale Sistema Portuale.
Il procedimento di ATF ( Adeguamento Tecnico Funzionale ) relativo all’ambito S5 del vigente Piano Regolatore Portuale di Genova e’ appena iniziato, e non e’ stato portato a termine,ovviamente.
Su tale procedimento dovrà’ esprimersi la Capitaneria di Porto
Siamo quindi solo all’avvio della procedura di approvazione dell’ ATF.
In secondo luogo, il sindaco Bucci dice di essersi limitato a dare al presidente dell’Autorità Portuale di SP del MOL Signorini, solo il parere favorevole al trasferimento dei depositi chimici di Superba e Carmagnani a molo Somalia nel porto di Genova.
Basta leggere l’articolo del Secolo XIX, dove si rende nota la memoria del Comitato di Gestione nella quale si legge:
“il sindaco Di Genova ha rappresentato all’ente portuale la necessità, non più procrastinabile, di individuare un’area in ambito portuale, dove poter collocare le attuali attività di Carmagnani e Superba”di 22000 mq di aree, incrementandole a 77000 mq: ma
si tratta altro che limitarsi a dare il parere favorevole!
Quindi il Comitato di Gestione si appresta ad approvare l’istanza della Carmagnani e della Superba senza aver terminato il procedimento di approvazione dell’ATF?
E senza aver programmato e deliberato una variante al PRP?,
in quanto la suddetta dislocazione dei depositi chimici comporta un vero e proprio cambiamento di destinazioni d’uso con aumento ( triplicato ) del carico insediativo e areale.
Anche nel caso in cui il Consiglio Superiore dei LL PP ritenesse che non occorra la variante urbanistica del PRP vigente, cosa da escludere quasi certamente, e che bastasse solo l’approvazione dell’ ATF, ma di una ATFla cui procedura sia portata a conclusione del suo iter amministrativo, senza la quale l’ATF non ha nessun valore di cogenza operativa e normativa.
Ma perché la capitaneria di porto accetterebbe di approvare una procedura così chiaramente deficitaria e illegittima?
Lo farebbe come finta condizione risolutiva?: vale a dire, sapendo che, se non c’è l’ATF valido a tutti gli effetti, cade tutto…, ma intanto hanno …adempiuto alle loro promesse!?
Si dubita fortemente che basti l’ATF , in corso di approvazione o approvata, sicuri che ci voglia ( proprio nel caso in questione del trasferimento dei depositi chimici a ponte Somalia), una vera e propria Variante Urbanista del PRP del SP del MOL, con tanto di verifica ambientale e territoriale che certifichi la compatibilità con le previsioni e prescrizioni del PUC e con la realtà sociale e urbanistica del contesto portuale e urbano interessato, in presenza appunto di un cambiamento radicale di destinazioni d’uso( da commerciali e logistiche a impianti chimici insalubri, tossici e nocivi), di un maggiore carico insediativo ( aree e volumi), e di una pressione infrastrutturale pesante sulle aree portuali e urbane interessate.
C’è il sospetto, che quelli del Comitato di Gestione vogliano intanto ingraziarsi Bucci, tanto magari poi cadrà tutto, perché è difficile che il Consiglio Superiore dei LL PP ed anche il ministero della Transizione Ecologica approvino una simile violazione generalizzata di tutte le leggi nazionali ed europee e la salute di cittadini e lavoratori.
Siamo convinti, in definitiva, che gli ATF possano essere redatti solo nel caso in cui non venga alterato in modo sostanziale l’ assetto strutturale, infrastrutturale, funzionale e dimensionale del PRP “in termini di obiettivi”, vale a dire che non si intacchino le scelte strategiche e le caratterizzazioni tecnico spaziali delle aree portuali, e delle aree urbane contermini.
Inserire un nuovo petrolchimico dentro un’area portuale attiva e non insalubre del porto commerciale di Genova, come quella delle banchine di calata Somalia, a meno di 300 metri dal palazzo storico del Municipio Centro Ovest e dall’ abitato di Sampierdarena, non è cosa di poco conto e responsabilità pubblica , sia dal punto di vista urbanistico che da quello ecologico, sanitario e sociale”.