vaccino coronavirusGenova – Inizieranno oggi presso l’ambulatorio dell’Unità Operativa di Igiene al padiglione 3 del Policlinico San Martino di Genova le vaccinazioni anti-vaiolo delle scimmie.
Si è infatti conclusa la distribuzione presso Asl e ospedali della delle 300 fiale da 0,5 ml del vaccino che consentono alla Liguria di avere a disposizione 1500 dosi da 0.1 ml da somministrare per via intradermica.
L’individuazione delle sedi vaccinali e la distribuzione delle fiale è avvenuta come di seguito riportato:

San Martino: 80 fiale (Ambulatorio UO igiene padiglione 3)
Asl 1: 40 fiale (Ospedale di Sanremo ambulatorio malattie infettive)
Asl 2: 60 fiale (Savona Terminal crociere, Albenga Auditorium San Carlo)
Asl 3: 60 fiale (Genova Palazzo della Salute Fiumara)
Asl 4: 20 fiale (Ospedale di Sestri Levante)
Asl 5: 40 fiale (Ospedale S. Bartolomeo di Sarzana)

Il ciclo di vaccinazione primaria – come indicato dalla circolare ministeriale – può essere effettuato con due dosi somministrate per via intradermica a distanza di almeno quattro settimane l’una dall’altra.
La vaccinazione di richiamo, come singola dose destinata a chiunque abbia ricevuto in passato almeno una dose di qualsiasi vaccino antivaiolo o di MVA-BN o che abbia concluso il ciclo vaccinale di due dosi di MVA-BN da oltre due anni, può essere effettuata per via intradermica, al dosaggio di 0.1 mL.
Anche dopo una prima dose sottocute, per la seconda è possibile l’utilizzo della somministrazione intradermica, al dosaggio di 0.1 ml, mantenendo l’intervallo di non meno di 28 giorni l’una dall’altra.
La modalità della somministrazione dovrà essere registrata nella anagrafe vaccinale regionale.

Ma quali sono le “categorie a rischio” che dovrebbero ricorrere al vaccino per il vaiolo delle scimmie (monkeypox)?
La circolare diffusa dal Ministero della Salute lo spiega chiaramente e fa luce su una serie di curiose anomalie della comunicazione istituzionale che sembra non voler affrontare l’argomento o forse teme la sottovalutazione del problema da parte di chi non appartiene alle categorie indicate.
Il Ministero della Salute individua come “a rischio”:

– il personale di laboratorio con possibile esposizione diretta a orthopoxvirus
– le persone gay, transgender, bisessuali e altri uomini che hanno rapporti sessuali con uomini (MSM), che rientrano nei seguenti criteri di rischio:
storia recente (ultimi 3 mesi) con più partner sessuali; e/o
partecipazione a eventi di sesso di gruppo; e/o
partecipazione a incontri sessuali in locali/club/cruising/saune;
e/o recente infezione sessualmente trasmessa (almeno un episodio nell’ultimo anno);
e/o abitudine alla pratica di associare gli atti sessuali al consumo di droghe chimiche (Chemsex)