Zara GenovaDipendenti in stato di agitazione per il gruppo ITX ITALIA/ZARA che coinvolge il personale di marchi noti dell’industria dell’abbigliamento come Zara, Zara Home, Stradivarius, Pull & Bear, Oysho Bershka e Massimo Dutti. Le organizzazioni sindacali hanno indetto lo sciopero a livello territoriale e nazionale mettendo a rischio il Black Friday.
I sindacati e l’azienda sono tornati a confrontarsi senza giungere a nessun accordo. Anzi, i rappresentanti dei lavoratori denunciano un atteggiamento di chiusura dell’azienda a tutte le proposte presentate oltre un anno fa e relative alla conferma delle commissioni concordate all’atto delle assunzioni e all’aumento dei buoni pasto dagli attuali 5 euro a 8 euro.
Di fronte alle chiusure dell’azienda in una nota congiunta Filcams Cgil, Fisascat Cisl e Uiltucs hanno dichiarato che procederà lo stato di agitazione già avviato lo scorso agosto, cui saranno associate otto ore di sciopero a livello territoriale e regionale e ulteriori otto ore di sciopero che verranno presto definite a livello nazionale.

“L’incontro di ieri (17 novembre, ndr) – si legge nella nota – si era caratterizzato nella disponibilità dei sindacati di trovare delle soluzioni per ottenere all’interno del contratto integrativo una premialità in linea con le richieste delle lavoratrici e dei lavoratori, ma l’azienda, a distanza di un anno, non accetta nessuna delle nostre proposte”.
Il punto di rottura si è manifestato nella volontà dell’azienda (che per fatturato, nel settore, è al terzo posto nel mondo) di andare a riformulare le attuali commissioni, retribuzioni che dopo 15 anni risultano sostanzialmente acquisite nella parte retributiva, con un premio variabile calcolato una parte sul conto economico dell’anno precedente (denominato “storico”) e un’altra parte sul budget annuale. Questa proposta verrebbe compensata con l’inserimento di un piano welfare differenziato tra addetti part-time e full-time e tra insegna ed insegna.
“Tutta la proposta – si legge ancora nella nota unitaria dei sindacati – gira intorno al volere aziendale, nessuna discussione né condivisione con i desideri della parte principale coinvolta, i lavoratori”.
E prosegue: “Le organizzazioni sindacali hanno chiesto di non toccare le commissioni individuali e di aggiungere forme di premialità per tutti i lavoratori, come ticket ad 8 euro, di attuare un premio sulla redditività di Gruppo e di singolo brand, perché gli ottimi risultati aziendali vengono raggiunti grazie a tutti i lavoratori presenti sui punti vendita, ed infine welfare per tutti i lavoratori del Gruppo senza differenziazioni tra le insegne”.
L’integrativo in discussione, per i sindacati, deve interessare tutto il Gruppo ITX Italia; per la prima volta in vent’anni di presenza del gruppo in Italia si deve arrivare a negoziare con le parti sociali le forme di cambiamento messe in atto dall’azienda già prima del periodo pandemico, ad esempio con la dismissione del servizio di magazzino che ad oggi è sostanzialmente reinternalizzato ma senza adibire a questa mansione specifiche professionalità, bensì integrando tale gravosa e ulteriore mansione agli addetti vendita.
Durante la pandemia, nonostante le difficoltà conseguenti al periodo storico e all’utilizzo della cassa integrazione, i lavoratori ITX Italia hanno visto sì il mantenimento del proprio posto di lavoro ma anche una nuova organizzazione del lavoro, molto più pesante, non discussa con le organizzazioni sindacali ed allo stato dell’arte neanche riconosciuta al tavolo di trattativa, nonostante siano state dichiarati dallo stesso Gruppo Inditex marginalità di circa il 41% in più rispetto al 2021.
Nel corso dell’ultimo incontro l’azienda ha inoltre dichiarato di essere impossibilitata a concedere forme di premialità e qualsiasi altra forma economica (come i bonus sino a 600 euro per il caro bollette del DL Aiuti-Bis) a causa del mancato rinnovo del contratto nazionale di lavoro di Federdistribuzione, scaduto ormai nel 2019, attrice principe di quella negoziazione.
“Siamo stanchi di tutte le variabili eventuali e negative portate al tavolo dall’azienda – conclude la nota dei sindacati – quando anche per il 2022 una reale redistribuzione del reddito e dei profitti d’impresa verrà attuata solamente tra le figure apicali. Questa azienda non ha mai contrattato con le organizzazioni sindacali alcuna premialità in oltre 20 anni di permanenza sul territorio italiano, non è più possibile andare avanti in questa modalità, i lavoratori sono stanchi e amareggiati dalla mancata valorizzazione del proprio lavoro quotidiano e della propria professionalità. L’obiettivo, i numeri parlano chiaro, è che l’azienda redistribuisca reddito e profitti di impresa anche tra i dipendenti”.