vespa velutina nidoGenova – Un disperato appello ad intervenire prima possibile per distruggere i nidi di vespa velutina. Prima che diffondano centinaia di nuove regine pronte a creare altrettanti nidi la prossima primavera. A lanciarlo apicoltori e agricoltori della zona di Genova dove, improvvisa, è arrivata la vespa killer, terrore delle api e pericolosa anche per le persone.
Dopo i ripetuti allarmi diffusi mano a mano che veniva scoperta la presenza della vespa, sono stati scoperti i primi nidi ma, a distanza di giorni, ancora non è chiaro chi e come interverrà per la loro distruzione.
I Vigili del Fuoco non intervengono da tempo neppure per i nidi di calabrone nostrano (vespa crabro) e gli apicoltori della provincia di Genova non hanno squadre preparate e neppure le attrezzature necessarie poiché gli enti preposti – principalmente la Regione Liguria, non si aspettavano una così rapida diffusione del pericoloso insetto anche nel territorio cittadino.
L’assessorato competente ha assicurato che gli interventi sono “in programma” e che il corso per la formazione delle squadre di rimozione verrà organizzato a breve ma gli apicoltori sono molto preoccupati (e con loro gli agricoltori) poiché la distruzione dei nidi andrebbe fatta entro il mese di ottobre per impedire che, alla prossima stagione, la situazione sia almeno dieci volte più grave.
La stagione di crescita delle famiglie di vespa velutina, infatti, ha raggiunto un “periodo critico” e presto nei nidi nasceranno individui (maschi e femmine) in grado di riprodursi.
Secondo le associazioni degli apicoltori (AlpaMiele e Apiliguria) da ogni nido potrebbero uscire centinaia di nuove regine che dopo essersi accoppiate per riprodursi cercheranno un luogo tranquillo dove trascorrere in letargo (diapausa) l’inverno e risvegliarsi a Primavera pronte a fondare i primi nidi.
Improbabile, quindi, che le nuove squadre di distruttori di nidi possano essere pronte in poco più di un mese e quindi non resta che attivare quelle che già ci sono nell’imperiese e nello spezzino ma che, a loro volta, sono già molto impegnate sul territorio, invaso dalle decine e decine di nidi trovati e da distruggere.
Inoltre sembra che i volontari delle squadre impegnate ricevano un “rimborso spese” di qualche decina di euro (50) che certamente non giustificherebbero, sebbene si operi in un regime di volontariato, neppure la spesa, in benzina e in biglietti di viaggio, tra le due province e Genova.
Mentre si discute la vespa velutina ha un nido a Recco e caccia, mettendo a rischio gli allevamenti di api (apiari) di Quarto Alta, Apparizione, Molassana e Marassi che sino a luglio non avevano mai visto un solo predatore ed è ovvio che vi siano altri nidi in quelle zone.
Vespa velutina che ha già dimostrato di vivere tranquillamente in città come a Chiavari dove ha nidificato sotto il cornicione di una chiesa

Altro discorso merita invece la “controversia” sull’adozione, per la lotta integrata alla vespa velutina, del cosiddetto “metodo del cavallo di Troia”, molto usato in Francia dove ha dimostrato grande efficacia nel contenimento della diffusione, ormai incontrollabile, del temibile calabrone asiatico.
In Italia il prodotto viene venduto liberamente per un uso completamente diverso e non può essere utilizzato per carenza di legislazione in merito.
Gli apicoltori potrebbero insomma avere una preziosa arma contro la velutina ma non possono usarla perché rischiano pesanti sanzioni.
Una beffa per chi assiste ogni giorno alla devastazione della propria attività ed una risorsa in meno per la lotta alla diffusione del pericoloso insetto.
Le associazioni degli apicoltori hanno più volte chiesto che il metodo venga autorizzato e che chi ne ha il “potere” intervenga per modificare la normativa o per autorizzare l’uso del principio attivo (un insetticida) anche per questo tipo di lotta.
Sfortunatamente, al momento, per quanto è dato sapere, non si è nemmeno iniziato a parlarne mentre in Francia il prodotto si compra online su una qualsiasi piattaforma di commercio telematico. Uno dei tanti paradossi, tutti italiani.