Genova – Oltre alla tragedia e alla devastazione, la guerra è in grado di generare anche straordinarie azioni di solidarietà. Una di queste si è verificata il 9 settembre del 1943, poche ore dopo l’ufficiale entrata in vigore dell’armistizio di Cassibile.
All’alba di quel giovedì mattina al posamine “Pelagosa”, una nave appartenente alla Regia Marina italiana di circa 66 metri di lunghezza che in quel momento si trovava dislocata al porto di Genova, venne ordinato dal Comando Navale italiano di sottrarsi alla cattura da parte dei tedeschi, che dopo l’armistizio del giorno prima stavano occupando tutte le istallazioni militari italiane.
In quel momento a bordo della nave non era presenti il Comandante, sceso a terra, e il comando fu affidato al sotto tenente di Vascello, Giovanni Rella.
Nonostante la resa intimata da parte di un rimorchiatore tedesco e nonostante – oltre al comandate – mancasse anche una buona parte dell’equipaggio, l’imbarcazione prese il largo cercando di fuggire in direzione di uno dei porti che non risultavano sotto il controllo dell’esercito tedesco.
Arrivata all’altezza del quartiere genovese di Quarto, inizia ad essere bersaglio dei colpi sparati dalle batterie che si trovano posizionate sul Monte Moro. Dopo alcuni colpi a vuoto, venne centrata in pieno.
A quel punto il Pelagosa iniziò ad imbarcare sempre più acqua e, dopo quindici minuti di agonia, venne abbandonato dall’equipaggio sopravvissuto a quasi due miglia dalla spiaggia di Priaruggia, dove si inabissò.
Vedendo la scena da distante, numerosi pescatori salirono a bordo delle proprie piccole barche e, partendo dalle spiagge di Nervi, Quinto, Quarto e Sturla, presero il largo per prestare soccorso.
Giunti sul posto, riuscirono a trarre in salvo i marinai italiani e a portarli tutti nei pressi di Priaruggia.
Dopo esser stato tratto in salvo, l’equipaggio del Pelagosa venne accolto e rinfrancato dagli abitanti di Priaruggia, prima di esser nascosto all’interno delle abitazioni, anticipando così l’arrivo dei tedeschi. L’imbarcazione, invece, si inabissò piuttosto velocemente e, a distanza di più di ottant’anni, giace ancora sul fondale completamente capovolta.
Curiosità: Tra i soccorritori che partirono dalle spiagge del levante genovese per prestare soccorso al ai marinai del Pelagosa, c’era anche Domenico Mordini. Velista genovese che vinse la medaglia d’oro alle Olimpiadi di Berlino del 1936, scomparì prematuramente all’età di 50 anni poco dopo la fine del secondo conflitto mondiale.