Genova – Contattavano donne sole e in stato di debolezza psicologica facendo credere di essere innamorati e poi chiedevano denaro con sempre maggiore insistenza. Chi si rifiutava veniva anche ricattato. Una vera e propria banda criminale quella scoperta e sgominata dalla Polizia che indaga sulle cosiddette “truffe romantiche”. La denuncia di una donna residente in Liguria ha fatto scoprire una rete organizzata di truffatori online.
La donna ha denunciato di essere stata contattata attraverso i social in un momento delicato della sua vita e di aver pensato di aver fatto conoscenza con un ragazzo francese che si presentava con modi garbati e gentili.
L’amicizia è andata avanti per un pò e poi è diventata qualcosa di più, trasformandosi in una vera e propria relazione.
La donna ha creduto che il giovane si fosse innamorato di lei e pian piano si è fidata al punto da mandare alcune foto intime al giovane che le chiedeva.
In breve, però, la situazione è cambiata e il ragazzo conosciuto su Facebook ha iniziato a fare richieste economiche sempre crescenti e insistenti, motivandole con necessità e difficoltà economiche temporanee.
Quando le richieste si sono fatte impossibili da soddisfare e la donna si è opposta, il bel giovane si è trasformato in un ricattatore ed ha iniziato a minacciare la donna di diffondere agli amici e conoscenti le foto che lei aveva inviato.
A questo punto, fortunatamente, la donna ha scelto di denunciare tutto e di non cedere al ricatto e si è rivolta alla polizia.
A seguito di brevi e intense indagini la Polizia di Stato ha eseguito sette perquisizioni a Modena, Bologna, Firenze e Orte dopo aver scoperto la banda di truffatori che si nascondeva dietro al profilo del giovane “innamorato”.
La polizia di Savona e Genova, con il coordinamento del Servizio Polizia Postale e per la Sicurezza Cibernetica di Roma e la collaborazione dei Centri Operativi di Bologna, Roma e Firenze, oltre che delle Sezioni Operative di Modena e Viterbo, ha effettuato i controlli a carico degli indagati decise dalla Procura della Repubblica di Savona a carico degli indagati scoprendo carte di credito prepagate e ricaricabili e trasferimenti di denaro per oltre un milione di euro, ovviamente provenienti da più persone truffate contemporaneamente.
Le indagini condotte dagli investigatori della SOSC di Savona con il supporto del COSC della Polizia Postale di Genova, coordinate dalla Procura della Repubblica di Savona hanno così contrastato il fenomeno – sempre più diffuso -delle cosiddette “Truffe romantiche”, reati contro il patrimonio commessi sfruttando le debolezze e le vulnerabilità di persone fragili, individuate sulle piattaforme social.
Il gruppo criminale, utilizzando di volta in volta diversi profili social fake, si presentava come un affascinante e rassicurante ragazzo francese, che viveva all’estero per lavoro, con l’obiettivo di instaurare un rapporto con la vittima e indurla a credere in una relazione sentimentale.
Dopo diversi mesi dal primo contatto virtuale, guadagnata la fiducia e la confidenza della donna, l’uomo ha iniziato a richiedere somme di denaro, motivandole con necessità personali e problemi di natura economica.
Le richieste sono diventate sempre più frequenti fino a quando la donna ha deciso di interrompere i contatti rendendosi conto di essere stata raggirata.
Al deciso rifiuto di continuare i pagamenti è scattato il ricatto: l’uomo ha preteso denaro per non diffondere online foto intime della stessa vittima, che si è rivolta ai poliziotti della Sezione Operativa della Polizia Postale di Savona denunciando i fatti.
Nel corso delle indagini sono state individuate numerose carte di debito prepagate e carte di credito utilizzate dagli indagati per far transitare i proventi delle attività illecite.
Gli investigatori della Polizia Postale di Savona hanno accertato che nell’arco di un anno è transitato sui conti correnti in uso al sodalizio criminale oltre un milione di euro, denaro trasferito per essere monetizzato in Costa d’Avorio, Etiopia, Burkina Faso, e anche in Stati europei: Francia, Belgio, Austria e Cipro.
Dall’esecuzioni dei provvedimenti di perquisizione e all’esito di analisi tecnica sui dispositivi in uso agli indagati, sono stati acquisiti ulteriori elementi indiziari ora al vaglio della Procura.