Genova – Ci sarebbe una concausa nelle cause del decesso, lo scorso 17 agosto, a Manesseno, di Elton Bani, l’operaio di 41 anni raggiunto da diverse scosse elettriche azionate da tre diversi carabinieri al termine di un tentativo di “ribellarsi” all’identificazione e al fermo.
E’ quando contenuto nella relazione presentata dal medico legale incaricato dalla Procura di Genova di trovare le cause del decesso di Bani e, in particolare, se vi sia stata una responsabilità da parte di chi, quel giorno, azionò più volte le scariche elettriche.
Secondo la perizia l’arresto cardio-circolarorio acuto si sarebbe presentato “in un quadro multifattoriale caratterizzato da intossicazione acuta da cocaina e dalla stimolazione elettrica ripetuta mediante arma a conduzione elettrica”.
Dall’analisi emergerebbe una concausa dei fattori e dunque uno sgravio della responsabilità imputata ai carabinieri che quel giorno azionarono a più riprese il taser finendo indagati dal magistrato competente e che li ha iscritti nel registro degli indagati.
Non viene esclusa la responsabilità diretta ma risulterebbe “attenuata” dalla concausa dell’intossicazione da droga.
Gli esami medici non avrebbero potuto confermare il numero delle scariche elettriche inflitte e che, secondo le memorie di cui sono dotati i taser sarebbero addirittura 18 per una durata complessiva massima di circa 50 secondi.
Dagli esami medici e tecnici non è stato possibile risalire al numero esatto di scariche che hanno raggiunto l’operaio (i cui familiari sono assistiti dall’avvocato Cristiano Mancuso) e alla loro intensità. È stato possibile “ricavare soltanto un limite superiore teorico dell’esposizione elettrica – si legge nella relazione – rappresentato dal numero complessivo di attivazioni registrate e dalla somma delle relative durate che, nel caso di specie, risultano essere fino a 18 attivazioni, per una durata complessiva massima di circa 50 secondi”.
Secondo la perizia, dunque, Elton Bani non sarebbe morto per una delle due cause singole ma dalla sommatoria delle due anche se non può essere dimostrato che una sola, senza l’altra, avrebbe potuto condurre l’uomo alla morte.
Resta da chiarire le circostanze nelle quali la vittima abbia “reagito” ai carabinieri che erano intervenuti a seguito delle segnalazioni dei vicini di casa che lo avevano visto molto agitato e turbato e particolarmente arrabbiato.
I militari erano riusciti inizialmente a calmare Bani e a farsi accompagnare nella sua abitazione per prendere i documenti e identificarlo ma poi, sulle scale, l’uomo si è nuovamente agitato ed ha reagito contro i carabinieri che lo hanno colpito con una serie di scariche elettriche. Troppe secondo le disposizione previste ma in circostanze di agitazione e con un “colpo” andato a vuoto per la reazione violenta della persona.
La famiglia dell’uomo continua a chiedere che venga fatta chiarezza su quanto avvenuto e che la Giustizia faccia il suo corso.


























