Genova – Persone incappucciate che vanno a cercarlo al suo vecchio indirizzo e minacce nemmeno troppo velate su Facebook. Giuseppe Pittaluga, consigliere del Municipio Bassa Valbisagno per Rifondazione Comunista è sotto “scorta” della Digos dopo alcuni episodi collegati con la vicenda del possibile insediamento di un centro per immigrati in via Edera, a Quezzi.
Il consigliere ha saputo da un vicino di casa che alcune persone incappucciate hanno suonato alla porta del suo ex appartamento e sono fuggite quando è stata chiamata la polizia e ha denunciato alcune frasi minacciose comparse a commento di sue dichiarazioni sulle pagine Facebook.
Persone che, nascoste dietro l’apparente anonimato dei social network gli avrebbero chiesto se “tiene ai propri cani” e a “camminare sulle sue gambe”.
Frasi forse azzardate e prive di reale pericolosità ma che hanno fatto scattare l’attenzione da parte della polizia che teme il gesto di qualche sconsiderato.
La situazione, comunque, si sta arroventando e la notizia di un possibile insediamento di migranti in via Edera sta facendo mobilitare il quartiere di Quezzi, diviso tra chi chiede che vengano prese tutte le precauzioni necessarie ma non è contrario “a priori” al loro arrivo e chi, invece, spinto dal furore razzista o dalla paura del “diverso” non vuole neppure sentire parlare di immigrati.
Una miscela esplosiva che rischia di sfociare in qualche gesto di irresponsabili, più diretto a creare confusione che ad aiutare davvero la soluzione dei problemi.
Nel quartiere c’è chi infatti teme per una viabilità già molto compromessa e che non potrebbe sopportare eventuali via vai di pullman o mezzi aggiuntivi rispetto a quelli già presenti.
C’è chi teme per la già delicata situazione della sicurezza e chiede che, nel caso di arrivo dei migranti, siano garantiti i rafforzamenti della presenza delle forze dell’ordine.
Ma c’è anche chi, sin dalle prime indiscrezioni sul possibile allestimento di un centro per qualche decina di persone, molto probabilmente minorenni senza accompagnatore, ha semplicemente eretto una barricata di “no” e non vuole neppure discutere.
In mezzo posizioni “mobili” che potrebbero pendere per il sì o per il no a seconda delle garanzie offerte dalle istituzioni.