Roma – Nuove dichiarazioni sulla vicenda di Giulio Regeni arrivano dalle pagine del New York Times, che questa mattina ha riportato le parole di tre funzionari per la sicurezza egiziani, i quali avrebbero spiegato che il giovane ricercatore friulano sarebbe stato catturato da alcuni agenti il 25 gennaio scorso.
La motivazione della cattura risiederebbe nel fatto che Giulio Regeni, una volta fermato perché ritenuto una “spia”, avrebbe reagito in maniera violenta.
Al di là della presunta reazione violenta della vittima italiana, ad interessare il nostro Paese sono le restanti dichiarazioni attribuite a questi tre funzionari, i quali dichiarerebbero al loro intervistatore che Regeni era tenuto sotto stretto controllo dopo aver destato alcuni sospetti sul suo conto.
Al ricercatore viene infatti imputato il fatto di possedere sul proprio cellulare (non ancora trovato, ndr) alcuni contatti telefonici che rimanderebbero a persone o gruppi vicini ai “Fratelli Musulmani” e al “Movimento 6 Aprile”, considerati dal generale Al-Sisi un pericolo per la stabilità del paese egiziano.
Sono attese nelle prossime ore le reazioni delle istituzioni italiane a queste dichiarazioni, che spalancano le porte ad uno scenario che fin dall’inizio era apparso il più credibile, ovvero sia che il giovane friulano avesse incontrato la morte perché ritenuto una “spia” ed un pericolo per la nazione egiziana.