Il Cairo – Un blitz contro una banda di rapinatori che vengono falciati dalle raffiche dei mitra – ben 5 i morti – il ritrovamento del passaporto di Giulio Regeni nell’abitazione di una familiare dei banditi.
L’Egitto torna a tentare di chiudere il “caso” dello studente italiano rapito, torturato per giorni e ucciso, al Cairo e il cui corpo era stato ritrovato, con terribili ferite, in un fosso alla priferia della città.
Secondo le ricostruzioni del Governo egiziano, la banda era specializzata in rapine e sequestri e Regeni sarebbe rimasto vittima di un sequestro di persona a scopo estorsivo.
Nelle prossime ore gli investigatori italiani inviati per seguire il caso, potranno esaminare le prove trovate ma non potranno interrogare i cinque componenti della banda, uccisi nel blitz, e difficilmente potranno trovare giustificazione alle terribili ferite inflitte a Regeni se, davvero, come sembrano indicare le indagini egiziane, lo studente friulano è caduto vittima di un sequestro di persona per farsi pagare un riscatto.
Nessuna richiesta in tal senso è stata infatti fatta alla famiglia e difficilmente un sequestratore torturerebbe sino ad ucciderlo un proprio ostaggio considerando che è “merce di scambio” con il denaro.
Gli amici di Giulio Regeni attendono l’evoluzione delle indagini ma in molti si dicono scandalizzati dai tentativi anche piuttosto goffi di mascherare quel che è successo davvero.
Chi ha lavorato con Regeni si dice certo che la “spiegazione” della sua scomparsa vada cercata nell’attività di contatti con i sindacati egiziani e con l’attività di servizi segreti egiziani.
Questo tentativo di “depistaggio” dovrebbe suscitare una reazione ancora più forte e decisa del Governo italiano.