Houston – La grande leggenda della boxe, Muhammad Ali, è morto. Il celebre pugile americano, nato con il nome di Cassius Clay poi cambiato con la conversione all’Islam, era ricoverato da giovedì scorso per un improvviso peggiormanto della malattia che lo tormentava da decenni, il Parkinson.
La salute del mitico pugile è gradualmente peggiorata da quando gli venne diagnosticato il morbo di Parkinson nel 1984, quando aveva 42 anni.
Muhammad Alì, all’anagrafe nato Cassius Marcellus Clay Jr., è considerato il più grande pugile di tutti i tempi e un campione dei diritti umani. Ha vinto tre volte il titolo mondiale dei pesi massimi, dopo l’oro olimpico conquistato a Roma nel 1960.
Era nato a Lousville, in Kentucky il 17 gennaio del 1942. Ma la sua influenza, fuori dal ring, non è stata da meno, dalla conversione all’Islam al gran rifiuto ad andare a combattere in Vietnam che gli costò il ritiro della licenza pugilistica e l’interruzione della sua attività dall’aprile del 1967 al settembre del 1970, quando era già il numero uno.
Negli anni, il deterioramento della sua salute non ha fiaccato il suo spirito da lottatore. Lo scorso dicembre aveva fatto irruzione anche nella campagna elettorale americana con una dichiarazione contro il candidato repubblicano alla presidenza Donald Trump che ha proposto di bandire i musulmani dagli Usa.
“Noi come musulmani – aveva avverto Ali’ – dobbiamo reagire contro coloro che usano l’Islam per portare avanti la loro agenda personale”.
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