Genova – Luci ed ombre nel bilancio sull’economia della Liguria presentato oggi dalla Banca d’Italia. Secondo gli analisti dell’istituto, infatti, nel 2015 l’economia della Liguria ha ripreso a crescere, seppure in misura limitata. Per l’anno in corso le attese sono improntate a un ulteriore lieve rafforzamento dell’attività economica.
Le vendite e la produzione delle imprese industriali sono aumentate; al leggero incremento delle esportazioni regionali, al netto delle voci più volatili costituite dai prodotti petroliferi e dalla cantieristica, si è accompagnato il recupero della domanda interna.
Nell’industria gli investimenti fissi non hanno confermato la ripresa dell’anno precedente; malgrado l’introduzione di nuovi incentivi fiscali e le migliori condizioni di accesso al credito, pesano la perdurante incertezza delle imprese sul contesto macroeconomico e gli ele-vati margini inutilizzati della capacità produttiva.
L’attività del comparto edilizio ha continuato a diminuire, ma in misura attenuata rispetto al passato; il mercato immobiliare ha segnato una stabilizzazione dei prezzi e un aumento del numero di compravendite.
Nel settore pubblico è proseguita la crescita dei bandi di appalto, in connessione all’avvio dei lavori per primarie infrastrutture di trasporto e per opere contro il rischio idrogeologico.
I principali comparti del terziario privato non finanziario hanno conseguito risultati positivi. La spesa delle famiglie in beni durevoli è cresciuta.
I flussi turistici sono aumentati in misura significativa, grazie sia alle presenze italiane, sia a quelle straniere. Il traffico commerciale complessivo in transito nei porti liguri è rimasto invariato, ma la componente più dinamica dell’attività portuale, costituita dal movimento container, ha riportato un ulteriore incremento, più intenso nella prima parte dell’anno.
Le condizioni sul mercato del lavoro hanno segnato un miglioramento, interrompendo un periodo negativo che si è avviato quattro anni fa. L’aumento occupazionale ha riguardato i soli lavoratori indipendenti. Vi si è associato il calo dei disoccupati, che ha incluso anche le persone più giovani e senza pregresse esperienze lavorative. Nel complesso, in Liguria gli indicatori di povertà ed esclusione sociale si avvicinano ai livelli medi nazionali e superano quelli del Nord Ovest; condizioni di vita particolarmente disagiate si presentano con maggiore frequenza tra la popolazione minorenne e quella straniera.
Nel 2015 la diminuzione dei prestiti bancari si è progressivamente attenuata. Il calo si è limitato ai finanziamenti alle imprese, a fronte di un aumento per quelli alle famiglie, sospinti principalmente dal credito al consumo; i mutui per l’acquisto di abitazioni sono rimasti stabili, ma in presenza di una ripresa delle erogazioni per nuove operazioni, surroghe o sostituzioni.
Malgrado la migliorata situazione congiunturale, la domanda di credito da parte del settore produttivo è aumentata in misura limitata; vi si è accompagnato un allentamento delle condizioni di accesso praticate dagli intermediari, sia in termini di prezzo che di quantità.
Il fabbisogno finanziario delle imprese è stato temperato dalla mode-sta spesa per investimenti fissi, dalle contenute esigenze di sostegno del capitale circolante e dall’accresciuta capacità di autofinanziamento connessa alla ripresa dei risultati reddituali.
La qualità del credito ha mostrato segnali di stabilizzazione. Nel 2015 i flussi di nuove sofferenze in rapporto ai prestiti in essere all’inizio del periodo hanno registrato livelli analoghi a quelli dell’anno precedente sia per le imprese, sia per le famiglie; l’incidenza delle posizioni con difficoltà di rimborso meno gravi rispetto alle sofferenze non ha registrato variazioni significative.
I depositi bancari detenuti dalle famiglie consumatrici hanno ridotto il loro tasso di crescita, in un contesto di rendimenti a livelli minimi riconosciuti sugli strumenti tradizionali di raccolta e sui mercati obbligazionari; vi sono stati un ulteriore aumento della quota della ricchezza finanziaria investita in fondi comuni e una ripresa di quella in strumenti azionari.