Genova – “Cosa ci sarà nelle dune che separano il porto dalla pista ciclabile, visto che in tanti anni sopra non c’ è cresciuto nemmeno un filo d’erba?”. A domandarselo alcuni residenti del quartiere genovese di Prà che frequentano con una certa regolarità la zona della Fascia di Rispetto e che, da anni ormai, non vedono spuntare nemmeno un ciuffetto d’erba sulle dune di materiale di risulta che separano la zona portuale da quella dove si fa attività sportiva o dove si passeggia per stare un pò all’aria aperta.
L’osservazione delle dune ha sempre incuriosito i Praini che non hanno mai digerito l’avanzata del Porto sulle spiagge del quartiere ma, da qualche tempo, si fa più insistente la preoccupazione riguardo l’eventuale presenza di qualcosa di “sospetto” nel terriccio sversato nell’area e che sembra essere davvero impermeabile alla colonizzazione di piante e erbacce infestanti.
Una circostanza effettivamente curiosa visto che qualunque tipo di terreno naturale, persino il materiale sputato dai vulcani, dopo qualche tempo offre spazi e occasioni di crescita per piante dette, appunto, “colonizzatrici”.
Preoccupazioni forse esagerate visto che leggi e regolamenti prevedono controlli e verifiche dei materiali di risulta prima della loro collocazione, specie in zone abitate o comunque frequentate da persone ma la “strana” conformazione delle rocce e l’apparente resistenza all’insediamento delle piante suscita una preoccupazione crescente che, forse, andrebbe affrontata con un semplice esame a campione dei materiali.
E qualcuno, sui Social, si sta organizzando proprio in questo senso. Per fugare ogni dubbio sarebbe sufficiente raccogliere un piccolo quantitativo di terriccio per poi portarlo ad un centro specializzato.
Una colletta per pagare le spese è già in corso tra i vari Comitati che si occupano della difesa di Prà e presto si potrebbe avere una risposta certa ai sospetti di anni ed anni. A patto che qualcuno disponga dei permessi necessari ad avvicinarsi e a prelevare i campioni.
L’appello è al Municipio e alle Istituzioni affinché si facciano garanti per i permessi e contribuiscano una volta per tutte a fugare dubbi o leggende metropolitane su rifiuti tossici che – secondo voci mai confermate – sarebbero stati riversati, o peggio interrati, nella zona.
“Se non c’è niente da nascondere – spiegano ai Comitati – non ci saranno problemi ad autorizzare l’ingresso di cittadini per alcuni campionamenti”.