Genova – E’ conosciuto come “il mistero delle carpe” e la sua storia passa di bocca in bocca, soprattutto tra gli addetti ai lavori e tra i profondi conoscitori della città e dei suoi “segreti”. La storia racconta di una grossa carpa che, per decenni, ha nuotato tranquilla e solitaria nella vasca che si trova all’interno del giardino di Palazzo Nicolosio-Lomellino, nella centralissima via Garibaldi.
Il palazzo nobiliare, iscritto all’elenco dei Rolli, nasconde al suo interno, visibile solo quando l’enorme portone è spalancato, una fontana impreziosita da due enormi Tritoni che sorreggono un ponte-terrazzo che collega il palazzo con il celebre “giardino segreto“.
Nella fontana, si racconta, viveva la grossa carpa di cui nessuno era in grado di ricostruire l’origine e soprattutto l’età. Le carpe Koi – più conosciute come carpe giapponesi – vivono anche 35 anni ma è probabile che l’esemplare della vasca ne avesse molti di più quando, una mattina d’inverno, nell’androne del palazzo risuonarono le urla disperate di un bambino.
Era un fanciullo che aveva preso a fermarsi vicino alla fontana ogni giorno, al rientro da scuola. Passava a “salutare” la carpa e a lanciarle qualche briciola di focaccia o di pane.
Una presenza “tollerata” dai proprietari che non hanno mai voluto dir nulla anche per l’affetto che il bambino dimostrava per la fontana e il suo curioso ospite.
Quella mattina le urla furono talmente alte e terribili che tutti, nel palazzo, pensarono ad una disgrazia e corsero a precipizio nel cortile.
Fortunatamente il bambino non si era ferito ma la carpa nella vasca giaceva a pancia in su, ormai morta.
Le urla disperate erano quelle del bimbo che piangeva per la morte dell’animale di cui era stato “amico” per anni.
Sempre secondo il racconto popolare, convinti che la carpa fosse morta di vecchiaia, i proprietari del palazzo hanno cercato altri esemplari della preziosa e bella carpa giapponese trovandoli fuori Genova, presso un allevamento specializzato.
L’arrivo delle nuove carpe fu un evento nell’evento. Si racconta di un mezzo speciale arrivato apposta dalla Lombardia e accompagnato da personale ultra-specializzato che prima fece numerosi prelievi e verifiche sulla fontana e sull’acqua che zampillava e poi, con le cautele degne di un trasporto di “preziosi” ogni animale venne messo ad ambientare dentro speciali contenitori che venivano via via riempiti di parti d’acqua trasportata con il trasferimento e parti dell’acqua della fontana.
Al termine di un’intera giornata di lavoro, le carpe erano libere di nuotare libere nella vasca e a catturare l’attenzione dei visitatori che restavano estasiati di fronte ai colori e alle forme.
Le carpe sono rimaste per diverso tempo nella vasca senza alcun problema. Si sono persino riprodotte, aumentando di numero ma un brutto giorno i custodi del palazzo le hanno trovate tutte morte, a pelo dell’acqua e con la pancia all’insù.
Nessun superstite, l’intera colonia era stata cancellata.
Da allora nella vasca non nuotano neppure i pesci rossi ma la morte delle carpe resta un autentico mistero poichè l’acqua che alimenta la fontana arriva direttamente dalle vasche sotto la spianata di Castelletto ed è la stessa che arriva ai rubinetti di tante abitazioni.
Difficile quindi che si sia trattato di un avvelenamento che avrebbe fatto registrare ben altri “problemi” in città.
A rendere ancora più misteriosa la vicenda il particolare, sempre riportato dalle voci di popolo, secondo cui le carpe morirono tutte nello stesso giorno dell’anno. Quasi fosse una sorta di maledizione.
Vera o inventata che sia, la storia viene spesso raccontata nelle visite guidate al Palazzo.