Genova – Cresce la tensione, nella struttura commissariale e a Roma, per la sentenza del Tribunale Amministrativo Regionale (TAR) che ha esaminato il ricorso presentato da Autostrade contro la nomina a commissario straordinario del sindaco Marco Bucci e contro l’esclusione della Società concessionaria del tratto autostradale dal bando per la demolizione di quanto rimasto del ponte Morandi e la sua ricostruzione.
Un ricorso che, di fatto, potrebbe persino bloccare i lavori in corso e rimettere in discussione ogni cosa decisa sino ad ora, con evidenti effetti sul piano di lavoro che dovrebbe portare alla ricostruzione del ponte entro il 2019 e la sua inaugurazione al passaggio dei veicoli entro marzo 2020.
Gli esperti di Giurisprudenza non escludono una possibile vittoria di Autostrade poichè, in diritto, non essendo ancora stata accertata la responsabilità per quanto avvenuto – in Italia occorre una sentenza passata in giudicato nei tre gradi del giudizio – non è possibile attribuire una “colpa” in maniera preventiva.
Di fatto, quindi, Autostrade non avrebbe dovuto subire l’esclusione a priori dalla possibilità di ottenere l’incarico per demolizione e ricostruzione.
Una decisione evidentemente presa a Roma, dal Governo in carica che sin dalle prime ore dopo il disastro annunciava che Autostrade non avrebbe partecipato alla ricostruzione e avrebbe perso il diritto a mantenere la concessione sul tratto autostradale. Concessione che, al momento, a sei mesi dal disastro, è ancora saldamente nelle mani dell’azienda.
Per questi motivi, il pronunciamento del TAR è tutt’altro che scontato e il nervosismo all’interno della struttura commissariale e negli Uffici romani è palpabile.
Resta da capire, nel caso il Tribunale Amministrativo Regionale desse ragione ad Autostrade, cosa accadrebbe dell’intero meccanismo ormai più che rodato, che sta lavorando da qualche mese.
Il timore che possa essere bloccato il cantiere e rimesso in discussione quanto già deciso sino ad ora non è infondato.