Genova – E’ stato ripristinato, dopo un periodo di abbandono che rischiava di farlo diventare impraticabile, l’Itinerario storico Colombiano. Si tratta di un percorso a valenza storico-escursionistica che da Terrarossa di Moconesi (ora Terrarossa Colombo) arriva a Quinto passando dalle fasce alle spalle di Nervi. Si sviluppa in circa 19 chilometri, seguendo quello che storicamente fu il tragitto della famiglia degli avi di Cristoforo Colombo, originaria fontanina, lungo l’antichissima mulattiera che dalla Fontanabuona arrivava a Genova.
Nell’anno del Covid-19 e della riscoperta di passeggiate e mete di prossimità, l’Itinerario storico Colombiano si rivela come una ottima opportunità per valorizzare e far conoscere l’entroterra. Il sentiero fu inaugurato nel 1992, durante il festeggiamento dei 500 anni dalla scoperta dell’America, ma nel corso degli anni è stato abbandonato e oggetto anche di atti di vandalismo, col rischio di perdere un importante e antico collegamento che conserva i segni della nostra storia, con importanti testimonianze come le cave di ardesia e i resti di un antico “hospitalis”.
Il ripristino
Grazie al lavoro di Roberto Giordano, Ambasciatore di Genova nel Mondo, runner e conoscitore dell’entroterra, all’Associazione dei Liguri nel mondo e alla Federazione italiana escursionismo, si è provveduto al ripristino dell’Itinerario, con la pulizia del sentiero, il taglio dei rovi, la sostituzione della segnaletica ormai usurata e in parte illeggibile. Sono stati posizionati 30 nuovi cartelli con le indicazioni e le note storiche e sono state ridipinte sulle rocce le frecce bianche e rosse che guidano il percorso. Oltre a ciò, rispetto al sentiero tracciato nel 1992, sono state create tre varianti, nella zona della panoramica Uscio-Apparizione, per evitare tratti asfaltati, sostituendoli con passaggi più impegnativi ma molto suggestivi.
Il sentiero è sicuro e adatto a tutti, si percorre in media in sette ore di cammino, che diventano nove se si opta per le varianti. Gli interventi sono stati realizzati grazie a numerosi sponsor, senza costi aggiuntivi per l’amministrazione.
“La valorizzazione delle vallate e del nostro entroterra é una priorità della nostra Amministrazione – dice Paola Bordilli, assessore alla Tutela e Sviluppo delle Vallate, al Commercio, Artigianato e Grandi Eventi -. In un momento storico come quello attuale in cui si é anche alla ricerca di proposte alternative e di prossimità, la risistemazione dell’itinerario é un invito non solo agli escursionisti, ma anche ai genovesi per scoprire l’entroterra cittadino. In questo percorso ritroviamo le nostre radici, la nostra identità da conservare, tutelare, riscoprire e tramandare alle generazioni future. Ringrazio sentitamente Roberto Giordano, gli sponsor e tutti coloro che si sono adoperati per restituire lustro ad un percorso abbandonato negli anni passati e che grazie alla collaborazione di tutti abbiamo voluto portare alla ribalta”.
“Attraverso un programma televisivo ho avuto la possibilità di correre intorno al mondo, tra foreste, deserti e savane per raccontare luoghi, tradizioni, culture e paesaggi. Ma la possibilità di trovare un percorso così bello, così carico di storia vicino a casa mi ha portato alla voglia di ripristinarlo – spiega Roberto Giordano -. Per le nostre operazioni abbiamo usato anche il Gps. Siamo stati non poco facilitati rispetto al 1992, quando fu ripristinato per la prima volta l’antico tracciato, allora queste tecnologie non c’erano. Il sentiero si può compiere in entrambi i sensi di marcia, ma io consiglio di partire dall’alto”.
Cristoforo Colombo è considerato il primo ambasciatore genovese nel mondo e per questo il sindaco ha scelto il 12 ottobre, giorno della scoperta dell’America, per nominare gli ambasciatori di Genova nel mondo (Giordano lo è dal 2017). Inoltre Giordano ha rappresentato a New York, sulla Fifth Avenue, la città di Genova alla parata del Columbus Day.
La storia e il percorso
Il sentiero, che attraversa sette Comuni, venne inaugurato nel 1992 nella ricorrenza del V Centenario della scoperta dell’America, e si snoda da Terrarossa di Moconesi (ora Terrarossa Colombo) fino a Quinto, passando per Tribogna, Colle Caprile, Calcinara, Cornua, Valico del M. Becco, Valico del M. Cordona, Nervi.
Era conosciuto un tempo anche come via “dell’ardesia” o via “del pane”, in cui si identificano quei percorsi della Val Fontanabuona che dalle cave poste in prossimità dei crinali scendono fino al fondo valle e alla costa; sentieri percorsi per secoli per trasportare le lastre di ardesia dai luoghi di estrazione fino al mare. Ripercorrere oggi questi sentieri aiuta a comprendere quanto fossero difficili le condizioni di vita, in un entroterra povero di risorse naturali, in un territorio avaro di prodotti della terra e di pastorizia, ma con un ambiente naturale ricco di segni lasciati dall’uomo: vecchie case, viottoli, fasce, muretti a secco.
“In un anno imprecisato della prima metà del secolo XV, i nonni di Cristoforo Colombo percorsero questo sentiero lasciando la Valle per migrare a Quinto, per sviluppare la loro attività di tessitori e venditori di panni di lana”, spiega Renato Lagomarsino, memoria storica del sentiero. È stato proprio lui l’ideatore e promotore negli anni tra il 1990 e il 1992 dell’Itinerario Colombiano ed è stato coinvolto da Roberto Giordano nelle attuali operazioni di ripristino. Il trasferimento a Quinto della famiglia di Colombo fu poi seguito dal trasloco a Genova, dove il padre di Cristoforo diventò custode della porta dell’Olivella, che oggi non esiste più, e si trovava nei pressi del Ponte Monumentale di via XX Settembre. La famiglia di Colombo andò anche a Savona, ma conservò sempre i rapporti con gli abitanti della Fontanabuona.
Nel 1992 le operazioni furono realizzate dall’associazione Colombo Fontanabuona 2000 con il sostegno della Provincia e della Comunità montana Fontanabuona, grazie anche all’apporto di molti volontari. All’inaugurazione partecipò l’onorevole Paolo Emilio Taviani, che era presidente del Comitato nazionale Colombiano.
“Fu un’avventura riuscire a individuare il sentiero storico, che era ormai abbandonato da moltissimi anni – racconta Lagomarsino -. Oltre a mappe catastali e carte storiche, abbiamo intervistato gli anziani di Tribogna e Calcinara sul percorso che facevano durante la guerra per andare a Genova. Dalle loro testimonianze abbiamo avuto la conferma che quello individuato sulle carte era il sentiero giusto”.
Lungo il percorso si incontrano tanti punti di interesse storico, come i ruderi dell’antico castello genovese sulla cima del monte Tuggio, i ruderi di una chiesetta e dell’antico hospitalis di San Giacomo di Pozzuolo, una sorta di foresteria sul monte sovrastante Pieve a Bogliasco, operativo tra il 1200 e il 1500. Lungo il tragitto si incontra uno sbalzo vicino al Passo dei Casetti sul versante della Fontanabuona, denominato “u ballou de strie”, il ballatoio delle streghe, chiamato così per i rumori notturni degli animali. Inoltre, ci sono anche le cave storiche di Monte Rosso, dove si trovano i resti di vecchi macchinari e ardesie già lavorate e abbandonate intorno agli anni ’30. Alcune cave sono in galleria, altre all’aperto e l’acqua piovana ha creato al loro interno piccoli laghi, per cui in questo tratto è necessario prestare attenzione e non avvicinarsi. Sopra Nervi una tappa con vista sul mare è la cappella porticata di San Rocco.
La flora è molto varia. Nei pressi del ponte a tre archi sul torrente Lavagna si trovano ontani e vimini selvatici, salendo i castagneti e tra il Passo di Case Becco e il monte Cordona gli antichi pascoli ormai inselvatichiti. Gli animali che popolano la zona sono volpi, tassi, scoiattoli, lepri e cinghiali.