Il 7 dicembre si festeggia Sant’Ambrogio, patrono delle Api e degli Apicoltori ma pochi conoscono il motivo di questo legame tra il santo celebre in Lombardia e gli infaticabili insetti produttori di miele.
A far nascere il legame tra Sant’Ambrogio e le api è un miracolo che avviene quando il santo è appena un bambino in fasce.
Il piccolo è sdraiato nella sua culla quando uno sciame di api si posa su di lui e gli insetti iniziano a versare miele direttamente nella sua bocca, come a volerlo nutrire.
Il bambino, invece di esserne terrorizzato o comunque impaurito, sorride e a tratti ride perchè le api gli fanno il solletico.
Una scena riportata in alcuni scritti sul Santo e dalla quale deriva il cosiddetto “miracolo delle api”.
Un evento straordinario che spiega in modo popolare l’eloquenza del Santo e la capacità di lenire le sofferenze delle persone con le sue parole semplici e rassicuranti.
Il legame con il miele, da sempre considerato un rimedio naturale per molte malattie e problemi, è chiaramente doppio.
Da un lato l’effetto curativo delle parole che escono dalla bocca di Sant’Ambrogio e dall’altro la dolcezza del suo eloquio, legato appunto al miele versato in bocca dalle api.
Ecco come Paolo Camillo Landriani, detto il Duchino, racconta il miracolo delle api, nella prima metà del XVII sec. – Sala XXVI, Pinacoteca del Castello Sforzesco
“Sant’Ambrogio e il miracolo delle api. Come diventai il patrono degli Apicoltori. Nonché Vescovo e Patrono di Milano.
Fu così. Ero piccino e paffuto, e circondato da tutti i miei: papà, mamma, la sorella Marcellina, una fantesca con un cesto di frutta, amiche della mamma, un bimbo curioso, un giovane elegante. Nella mia culla istoriata mi godevo la celebrità della mia venuta al mondo quando… uno sciame di api, ronzando, sfarfalleggiando, nella mia boccuccia cominciò un andirivieni frenetico… entravano, uscivano, svolazzavano inquiete su e giù per la stanza senza fermarsi … che tramestio nella casa… Tutti preoccupati, ma io invece mi divertivo un sacco perché le apine mi facevano solo un po’ di solletico e poi mi piaceva il loro ronzio così musicale, mi parlava di tante cose magiche e stupende.
E fu così che le api mi portarono il miele dentro la bocca, cioè io effettivamente da grande diventai un oratore bravissimo che poteva confortare, spiegare, illustrare, raccontare… con dolcezza, la dolcezza del miele”.