Genova – «L’ospedale di Voltri rischia di chiudere di nuovo per l’emergenza Covid» a denunciarlo Selena Candia, consigliera regionale della Lista Sansa.
«La disorganizzazione della Regione, ancora una volta, sarà causa di un inaccettabile danno per gli abitanti del ponente di Genova».
Il personale sanitario dell’ospedale Evangelico di Voltri è infatti in preallerta, a causa dell’aumentare dei posti letto occupati in Liguria dai malati Covid.
Secondo i piani di Alisa se i ricoverati crescessero di poche decine rispetto al numero attuale – come è presumibile – l’ospedale di Voltri dovrebbe mettere a disposizione una sessantina di posti letto.
«Un numero che significherebbe una nuova chiusura dell’ospedale, proprio come accaduto nel marzo e nell’ottobre 2020 – continua Candia – Ma se in quel momento l’emergenza sanitaria era totale, ora ne veniamo da due anni di pandemia. E’ assurdo danneggiare in modo così evidente gli abitanti del ponente genovese, che oltre a Villa Scassi di Sampierdarena possono contare solo questo ospedale completo di tutte le specialità. Voltri è inoltre un presidio fondamentale anche per chi vive in Valle Stura e nella costa immediatamente fuori Genova. Chiudere ancora una volta il punto nascita significa oltretutto lasciare scoperta una zona che va da Savona sino a Sampierdarena».
Secondo la consigliera Candia è quindi essenziale che Alisa prenda in considerazione delle alternative.
La soluzione migliore sarebbe continuare a far funzionare l’Evangelico (ex San Carlo) come ospedale Covid free e ricevere i pazienti con altre patologie da altri ospedali; se non ci fossero alternative, tenuto conto della gravità della situazione pandemica, potrebbe comunque destinare un numero di posti letto (massimo 20) che gli consenta di mantenere in sicurezza l’operatività.
«Poche decine di posti letto sono facilmente assorbibili da altri ospedali ben più grandi della città – conclude Candia – Chiederli nuovamente all’Evangelico significa non valutare bene le situazioni. Una terza chiusura totale in meno di due anni allungherà a dismisura le liste d’attesa e danneggerà migliaia di pazienti, con il rischio di destabilizzare gravemente l’ospedale nel suo futuro».