Genova – Ancora nessuna traccia di Gaia Randazzo, la ragazza di 20 anni scomparsa durante il viaggio tra Genova e Palermo del traghetto La Superba della compagnia Grandi Navi veloci. Le ricerche proseguono ormai solo in mare mentre le indagini della Procura di Palermo, incaricata del caso, sembrano orientarsi in modo prevalente sull’ipotesi che Gaia si sia lanciata in mare volontariamente. La famiglia, però, non cede di un passo e chiede con forza che se di suicidio si è trattato, vengano portate prove inconfutabili perché, al momento, il materiale fornito non convince del tutto.
La madre di Gaia, in particolare, non crede al suicidio avendo trascorso gli ultimi giorni prima della partenza a stretto contatto con la figlia e non avendo notato alcun segno di sofferenza o depressione.
“Continuo a pensare che non si sia suicidata – spiega – ma se avessi la certezza che si è tolta la vita potrei pure accettarlo. Il punto è che io non so niente, noi non sappiamo niente. Ho letto dei video sui giornali. Abbiamo saputo del contenuto e delle immagini, leggendo i giornali, noi che siamo la famiglia: è assurdo”.
A indignare la famiglia della ragazza scomparsa sono soprattutto le “fughe di notizia” di cui sembra alimentarsi il racconto della vicenda sui Media.
Le notizie dei messaggi ritrovati prima ancora che alla famiglia, sono stati pubblicati sui quotidiani e sui Media e mentre i familiari faticano ad avere le informazioni, sui siti di Informazione arrivano materiali ancora evidentemente secretati e che potrebbero influenzare l’opinione pubblica verso una “pista” piuttosto che all’accertamento della verità al di là di ogni ragionevole sospetto.
A tracciare la pista del suicidio è in principio un messaggio di cui si ha notizia dai Media e che parla di un testo lasciato interrotto sul telefono cellulare, un “Ti amo, addio” che poi si rivelerà “parziale” rispetto al messaggio realmente trovato nel corso della perizia sul telefono.
Chi ha diffuso la notizia del ritrovamento? Chi ha potuto leggere il messaggio sul cellulare della ragazza e che era protetto da password?
Pochi giorni dopo arriva la notizia del filmato. Ancora i Media scrivono di immagini che spiegherebbero la situazione e, ancora una volta, sosterrebbero la tesi del suicidio.
La relazione del tecnico incaricato dell’esame sul telefono di Gaia, è appena stata depositata in Tribunale e i familiari ne ricevono notizia in serata, al collegamento con la trasmissione Chi l’ha visto.
Il messaggio completo “Ti amo, scusa per tutto. 3:28 addio (Chiamatelo)” viene mostrato ai familiari e trasmesso in TV per cercare di spingere eventuali testimoni della vicenda a farsi avanti.
Sul telefono di Gaia, però, è presente anche una nota, ancora tutta da spiegare, che recita: “E’ colpa di tutti e di nessuno allo stesso tempo, non importa alla fine moriremo tutti. Non vi importava di me quando ero viva perché dovrebbe importare quando sono morta, giusto? Quindi niente scenate. Le persone non mi vanno a genio quindi…”.
Un testo che ha lasciato di sasso i familiari e che ora va spiegato.
Meno rilevante il video mostrato anche in Tv, sempre nella trasmissione Chi l’ha Visto. Si vede Gaia Randazzo sul ponte esterno della nave, con lo sfondo della città di Genova alle spalle, mentre si riprende in una sorta di selfie.
Il video non sembra contenere alcun messaggio se non la semplice documentazione del “sono qui, sto partendo”.
Cosa sia realmente successo, quindi, non è chiaro e i familiari di Gaia sperano ancora che qualche testimone esca allo scoperto e racconti cosa ha visto.
Qualcuno potrebbe aver incontrato Gaia sulla nave. Qualcuno potrebbe confermare o meno la possibilità che la ragazza abbia fatto un incontro a bordo. Magari una di quelle persone “ubriache e moleste” di cui parlano altre testimonianze.
L’ipotesi di una aggressione, infatti, non sembra particolarmente presa in considerazione. Eppure l’atmosfera descritta da molti testimoni, in viaggio sulla stessa nave e nello stesso giorno, non sembra escluderlo, anzi.
Gaia Randazzo parte dal porto di Genova sulla Superba la notte del 10 novembre scorso, insieme al fratello minore Matteo, 15 anni. I due sono arrivati a Genova in treno e hanno girato per la città prima di imbarcarsi.
Alle 23 la nave è salpata e dopo un giro sulla nave i due sono andati ad occupare le poltrone prenotate per il viaggio.
Gaia si sarebbe sentita male e sarebbe andata a prendere una boccata d’aria lasciando però sulla poltrona accanto al fratello addormentato il telefono cellulare e la giacca.
Al suo risveglio Matteo non ha trovato la sorella e, preoccupato, ha iniziato a cercarla.
La felpa della ragazza è stata trovata sul ponte esterno, legata ad una panchina ma una testimone in collegamento con la trasmissione Chi l’ha visto sarebbe certa che la felpa non si trovasse sulla panchina almeno sino alle 2 di notte.
Possibile che Gaia sia rimasta in piedi, all’esterno della nave, indossando solo la felpa ed avendo a disposizione la giacca, all’interno?
Ci si domanda anche, nell’ipotesi del suicidio, per quale motivo la giovane, evidentemente sconvolta, si sia tolta l’indumento prima di gettarsi in mare.
Inoltre la famiglia di Gaia Randazzo si domanda come mai l’indumento non sia stato esaminato e comunque sequestrato per cercare eventuali tracce di violenza o di un sequestro o, ancora, materiale biologico e dna di un eventuale reato.
L’allarme sulla nave scatta il mattino successivo, quando il fratello di Gaia si arrende all’evidenza che la sorella è scomparsa.
Le ricerche non danno alcun esito e della ragazza non si hanno tracce da allora.