A Genova riapre il caso dell’omicidio del trapano e della morte di Luigia Borrelli. Nuovo colpo di scena nelle indagini per uno degli omicidi irrisolti compiuti nel capoluogo ligure.
La trovarono morta, uccisa in modo terribile, con un trapano che le aveva perforato la gola ma, a oltre 25 anni dall’omicidio, ancora non è stato trovato il suo assassino. A Genova riapre il caso della morte di Luigia Borrelli, la donna che di giorno faceva l’infermiera e di notte era costretta a prostituirsi per pagare i debiti del marito e per non far mancare nulla ai suoi due figli che non sapevano nulla della seconda vita della mamma.
Un delitto efferato, pieno di colpi di scena, di quelli che riempivano per settimane le pagine dei quotidiani di tutta Italia.
E proprio il Secolo XIX, che all’epoca seguì con rivelazioni ed esclusive la vicenda, oggi rivela che la Magistratura ha riaperto il caso grazie ad un nuovo colpo di scena: un testimone che avrebbe raccontato agli inquirenti di una relazione della vittima con un luminare della Medicina, un primario di un importante ospedale cittadino e una persona mai entrata nelle indagini pur avendo – probabilmente – qualche informazione preziosa da fornire o, peggio, qualche buon motivo per sperare che la relazione non diventasse di dominio pubblico.
Luigia Borrelli aveva 42 anni quando venne trovata, barbaramente uccisa, in un locale del centro storico, in una zona dove si esercita da decenni il mestiere più antico del mondo.
Antonella, come si faceva chiamare la donna nella sua seconda vita segreta, viene trovata con la punta di un trapano conficcata nel collo, a provocare una morte orribile.
Era il 5 settembre del 1995 e poco dopo le forze dell’ordine fermano un elettricista che in vico Indoratori aveva lasciato il suo trapano oltre che il cuore visto che si era innamorato dell’infermiera con la doppia vita.
L’uomo entra ed esce dalle indagini ma l’anno successivo si lancia dalla strada Sopraelevata morendo sul colpo. Si era sempre dichiarato innocente.
Nel 1999 un nuovo colpo di scena: un uomo rivela che quella notte del 1995, mentre si trovava con la suocera in un albergo del centro storico, vide entrare nella struttura un uomo insanguinato che si offrì di pagare una grossa somma in cambio di una stanza per fare una doccia e di “riservatezza”.
La donna che gestiva la struttura era nel frattempo deceduta ed il testimone, poco dopo aveva ritrattato la sua testimonianza.
L’ultima svolta qualche tempo fa, con una donna, figlia di una collega infermiera di Luigia Borrelli che rivela ai cronisti de Il Secolo XIX (che avevano scritto un libro sul caso) che la madre le aveva raccontato che la povera Luigia intratteneva una relazione con un “camice bianco” di un noto ospedale cittadino.
Un amore clandestino con un primario piuttosto noto – deceduto da qualche tempo – che potrebbe averla ricattata o che potrebbe essere stato ricattato.
Particolari mai esaminati prima dalle indagini e che potrebbero far luce sul misterioso assassinio, rimasto senza un colpevole da oltre 25 anni.